CAPITOZZATURA, IL RITUALE DELLA MUTILAZIONE DEGLI ALBERI
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- Pubblicato Venerdì, 08 Febbraio 2013 15:58
- Scritto da Matteo Lucente
Ogni anno, ogni inverno, si assiste al rituale della potatura dei viali alberati e giardini pubblici di Rutigliano che andrebbe più propriamente definita mutilazione. A causa della capitozzatura, platani, tigli, aceri, querce e, persino, arbusti, perdono la loro armonica caratteristica di alberi ornamentali. Un albero ornamentale non è un albero da produzione di legname o da frutta, ha senso solo se possiede una bella chioma, se fa ombra nella calura estiva, se produce ossigeno, se è maestoso.
La sua bellezza può essere ammirata anche d'inverno, quando la mancanza delle foglie dà risalto all'impalcatura architettonica. Un albero ornamentale non è un palo della luce, un attaccapanni o un totem: a questo assomigliano gli alberi dopo la capitozzatura invernale. Perché la capitozzatura di un albero è sbagliata? E' sbagliata perché rende l'albero innaturale, brutto a guardarsi. I motivi fondamentali per cui non bisogna capitozzare sono quelli legati essenzialmente allo stress energetico della pianta. L'albero si nutre attraverso il processo di fotosintesi. E' dalle foglie che l'albero trasforma gli zuccheri in energia utile per l'accrescimento. Se osservassimo con attenzione le caratteristiche di un bosco, noteremmo che i rami bassi di un albero sono quelli che muoiono prima; questo perché l'albero preferisce concentrarsi sulla parte più produttiva: la chioma.
Con la capitozzatura, invece, si va a innescare un processo inverso nella fisiologia di un albero. L'albero, pur di non morire, stimola le gemme dormienti, attraverso le proprie riserve energetiche, a produrre nuovi getti detti "succhioni". Questa esplosione di rami è il disperato tentativo della pianta a recuperare l'equilibrio perduto. Si assiste a una crescita veloce a vigorosa, con molti rami giovani e fitti. Una crescita del genere su di una pianta è vista come un fatto positivo, ma, come detto prima, è il tentativo disperato di produrre i mezzi per ricavarne energia che è venuta meno dall’improvvisa potatura.
Inoltre, i nuovi rami, cresciuti in breve tempo e molto fitti, non hanno l’adeguato spazio per svilupparsi singolarmente e in modo corretto: la zona d’inserzione con il vecchio ramo diventa quindi un punto debole che aumenta enormemente le probabilità che i rami cresciuti in seguito a potature drastiche si spezzino per un forte temporale, una nevicata, una raffica di vento. Le ferite causate dal taglio di rami di grande diametro sono facili vie d’accesso per organismi patogeni, tenuto conto che la pianta cicatrizza molto lentamente. I funghi più pericolosi sono considerati i cariogeni che si nutrono del legno della parte interna formando cavità nel tronco che mettono a repentaglio la stabilità della pianta stessa.
E’ quindi comprensibile ed evidente come le drastiche potature che si vedono ovunque portino esclusivamente danni che benefici. Non è possibile che questo massacro di alberi ornamentali debba ricondursi sempre ed esclusivamente all’insufficienza di risorse finanziarie che non rendono possibile mirati interventi di contenimento della chioma più appropriati che in apparenza possono sembrare più costosi ma, a lungo termine, diventano sicuramente meno dispendiosi sia sotto il profilo economico, sia per l’aspetto naturalistico e architettonico del verde pubblico.
Matteo Lucente