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FISCHIETTI, IL PODIO SECONDO LA GIURIA POPOLARE

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di
Rosalba Lasorella

Mentre la Fiera del Fischietto in Terracotta si sposta nel borgo antico per proseguire, tra oggi e domani, con l’esposizione dei caratteristici manufatti e l’esibizione di musicisti ed artisti di strada, la giuria popolare ha decretato i suoi vincitori e scelto i pezzi che, aldilà degli accorgimenti tecnici, meglio rappresentano il tema “Fischietti traMonti elettoralI”.

Il primo premio è stato assegnato all’opera “L’Imu..tacci tua” della Cooperativa Rudiae Servizi; secondo classificato il giovane Giuseppe Dilorenzo con l’opera dal titolo “Non ho fatto niente –Me ne sono accorta!” ; al terzo posto “Città d’arte” di Pietro Leone.
Tre artisti rutiglianesi, dunque, votati da cittadini e turisti tra la mattina ed il pomeriggio dello scorso 17 gennaio.
In attesa di ascoltare le voci degli artigiani e di vivere ancora due giorni nel frastuono della popolare festa, vi proponiamo la seconda parte dell’intervista fatta all’Assessore agli Eventi e al Turismo del Comune di Rutigliano Gianvito Defilippis, già precedentemente interpellato in merito al programma “Natale Insieme 2012”.

Si dice che “l’Epifania tutte le feste porta via”, però a Rutigliano si continua a festeggiare perché abbiamo la storica Fiera del Fischietto. Quest’anno si celebra una ricorrenza importante, i 25 anni del concorso, e lo scorso 13 gennaio c’è stata l’inaugurazione con la presentazione dei progetti che il Comune di Rutigliano sta mettendo in cantiere. Si può dire che, dopo tutto questo tempo, il fischietto sia ancora un simbolo e un punto di riferimento per l’economia rutiglianese?
«Io credo di sì, anche dal confronto fatto con i vari figuli. La festa ogni anno, da quello che mi dicono gli attori principali, cresce e cresce anche con il coinvolgimento delle associazioni del territorio. Sicuramente importante sarà nel futuro la creazione della Fondazione per la quale abbiamo già approvato una bozza di statuto, sulla scia di quella che è la Fondazione del Carnevale di Putignano, per rendere l’idea.  Importante attività è stata anche quella di creare una statua gigante, perché era assurdo che la città del fischietto in terracotta non avesse il simbolo per eccellenza; non  è un caso che abbiamo voluto collocarla nel centro della pineta, tra il museo e la zona in cui si svolge la festa.
Il fischietto lo abbiamo sempre pubblicizzato e portato in tutte le nostre fiere, sia in Italia che all’estero. Quest’anno ricorrono i 25 anni del concorso, 25 anni interessanti , dal 1989 ad oggi, e per questo abbiamo deciso di festeggiare con una torta gigante e soprattutto con la pubblicazione di un libricino dove sono raccolti tutti i vincitori di queste edizioni, sia della giuria tecnica che di quella popolare». 

A proposito della festa,  ci sono degli appuntamenti immancabili, ma è vero anche che una lamentela spesso presentata dai figuli, che sono quelli che in prima persona lavorano per tenere in vita la tradizione del fischietto, è il timore che l’eccessiva presenza di associazioni e stands gastronomici possa sottrarre attenzione alle bancarelle che si occupano della vendita dei fischietti.
«Sì, è una lamentela che è venuta fuori. Noi durante l’anno facciamo diversi incontri con i figuli per capire quali sono le loro problematiche; negli ultimi anni, però, si sono resi conto che anche la presenza delle associazioni, attraverso l’enogastronomia, porta un numero di gente maggiore e la voglia di rimanere nella festa per più tempo. D’altra parte, il vero appassionato del fischietto partecipa comunque, che ci siano o meno le bancarelle; però non ci dimentichiamo che comunque è una festa popolare, nata anche con la vendita della frutta secca o della frutta in generale.  Noi non abbiamo fatto altro che ampliarla da questo punto di vista per dare una maggiore offerta a chi ci viene a trovare da fuori.  Chiaramente, dobbiamo cercare di non farla crescere in maniera esponenziale per non farla diventare un mercato, su questo sono d’accordo, però su queste dimensioni anche i figuli sono d’accordo».

Quest’anno il numero dei  fischietti partecipanti al concorso si è ridotto, può essere che il tema della politica, che è un tema comunque onnipresente, non abbia coinvolto abbastanza  e quindi scoraggiato la partecipazione?
«Beh, potrei uscirmene con una battuta e dire che c’è crisi anche nei fischietti in terracotta, però forse l’essere scoraggiati dall’attività politica o il fatto che alcuni pezzi siano arrivati dopo il termine di scadenza ha inciso sul numero degli artisti partecipanti. Io credo che ci siano annate ed annate: due anni fa eravamo sulla media di quest’anno, l’anno scorso magari è stato un evento eccezionale, quest’anno siamo tornati nella media standard. Sicuramente va analizzata la questione, ma alla fine il numero importante di 30 artisti con 50 pezzi sono comunque tanti. Non c’è un calo di creatività, anzi: la presenza degli artisti rutiglianesi è costante ed è segno che grazie a loro riusciamo a tener viva questa tradizione. Molto dipende dai pezzi che arrivano dalle altre regioni, quest’anno ha anche vinto un pezzo che non è della nostra regione: un segno di apertura e una dimostrazione che questo non è un concorso campanilistico, ma la giuria tecnica, formata da esperti, ha espresso il suo parere su un pezzo che effettivamente è importante».

In occasione del programma natalizio e dell’organizzazione della Festa di Sant’Antonio Abate, il Comune di Rutigliano ha stanziato delle cifre notevoli. Nonostante la crisi, nonostante le difficoltà degli italiani e della politica, credete che la cittadinanza apprezzi questi investimenti in ambito culturale? Il turismo potrebbe rappresentare una svolta?
«Io credo che in questo momento, più che in altri, oltre all’uva, la parte culturale e turistica sia importante perché può essere una alternativa seria a quella che è l’attività agricola. Sicuramente ci viene dato un plauso anche dai paesi limitrofi per la crescita che il paese ha avuto da questo punto di vista e questa è la dimostrazione che, pur mantenendo gli stessi budget per diversi anni, abbiamo dato l’impressione di una crescita. Dividiamo il budget tra Sant’Antonio Abate, l’estate, il Natale e la sagra dell’uva: oggi, secondo me, è inutile fare molte feste e puntare sulla quantità, forse è meglio farne meno ma di qualità. Questo è il nostro obiettivo, ci sono da fare delle scelte, ma io credo che un euro investito nella cultura non sia mai un euro buttato, ma è un euro che per il futuro ci potrà tornare utile. Mi auguro che, in base a quello che abbiamo messo in programma, ci finanzino la sistemazione del Museo del Fischietto in Terracotta -il SAC ce lo hanno già finanziato al 60%- così da mettere in rete tutte le strutture che abbiamo. C’è sempre da migliorare, ma possiamo dire che nel 99% dei casi ci è andata bene».



I tre fischietti vincitori della giurìa popolare

 

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