CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE, IL CONVEGNO
di Rosalba Lasorella
In occasione della “Giornata internazionale contro la violenza sulle donne”, promossa dall’ONU a partire dal 1999 e celebrata su scala mondiale il 25 novembre di ogni anno, il Centro Famiglia di Rutigliano, insieme all’Assessorato comunale ai Servizi Sociali e all’Asp “Monte dei Poveri”, ha organizzato il convegno “Uno sguardo oltre il silenzio”. Un momento pensato per sensibilizzare la cittadinanza locale ed attivare un confronto costruttivo con le istituzioni e gli esperti che quotidianamente operano per delegittimare gli abusi e denunciarne la gravità.
Aperte le porte della rinnovata sede dell’Azienda di Servizi alla Persona, lo scorso 27 novembre, dunque, una folta platea si è riunita per discutere di quella che, statisticamente parlando, è la forma di violenza generalmente più diffusa, subita spesso in silenzio ma celata dietro occhi lucidi e maschere di trucco. Ancora troppo rari sono, infatti, i casi in cui le donne vittime di soprusi -fintamente giustificati con sentimenti d’amore folli e incontrollabili- riconoscono ed accusano il proprio aguzzino: quando la paura, la vergogna, il senso di colpa prendono il sopravvento, difficile è chiedere aiuto e credere che le cose possano realmente cambiare.
Con l’intento di rompere (e di riempire) questo oscuro silenzio, il Centro Famiglia di Rutigliano ha attivato il gruppo di supporto “Noi voce di donne”, presentato dalla psicologa Daniela Linsalata e dall’educatrice Ketty Amoroso in conclusione di una serata che ha lasciato spazio anche alla commossa testimonianza di una madre coraggiosa, una donna capace di dire “basta” e di lanciare il suo disperato appello a tutti gli uomini presenti in aula. Tra questi il Sindaco Roberto Romagno e il Presidente Asp “Monte dei Poveri” Vitangelo Radogna, i cui saluti introduttivi hanno ufficialmente avviato i lavori del convegno.
Assente l’Assessore alle Politiche Sociali della Regione Puglia Elena Gentile, impegnata in consiglio regionale -dove intanto veniva bocciata con voto segreto la norma di iniziativa popolare che proponeva la composizione al 50% tra uomini e donne delle liste elettorali-, è subito intervenuto l’avvocato penalista Giuseppe Benvestito, autore del libro “Dentro... l’inferno. Il destino di una vita negata" nel quale si raccoglie una storia di violenza, di dolore, di speranza e di amore. «Il libro è tratto da una storia vera, che mi è stata presentata in qualità di avvocato per sporgere denuncia a seguito di una vicenda che nasce, purtroppo, in ambito familiare e si conclude in ambito familiare» -ha raccontato il dott. Benvestito- «ma con una caratteristica particolare: due nuclei familiari distinti in cui l’inferno si è venuto a riproporre».
La protagonista della storia ha “prestato” il suo dramma per sposare un intento importante, quello di condividere, di ammonire, di sgretolare il muro di paura che protegge i colpevoli ed uccide gli innocenti.
Colpevoli sono anche le istituzioni italiane che fingono di non vedere, che non difendono i diritti e non adempiono ai doveri, alimentando così la distanza dai molti paesi europei che sul contrasto al fenomeno della violenza sulle donne investono tempo ed energia. Di questo hanno parlato Lella Ruccia, responsabile nazionale FIDAPA BPW Italy, e Maria Pia Vigilante, presidente dell’associazione “La Giraffa” onlus, entrambe convinte della necessità di abolire gli stereotipi legati all’immagine femminile ed impegnate a promuovere movimenti d’opinione tesi a combattere l’arretratezza culturale e per la parità dei sessi.
«Non è più il tempo di attendere che ci sia una evoluzione» -ha affermato la dott.ssa Ruccia- «è un momento, quello che stiamo vivendo, in cui le donne hanno raggiunto maggiore consapevolezza del loro ruolo sociale, del loro ruolo nella famiglia, ed è un problema di relazioni tra le persone che sono eccessivamente conflittuali».
In effetti, i ritmi e le necessità dell’attuale sistema sociale e burocratico impongono da un lato l’allungamento dei tempi di applicazione delle leggi, dall’altro una urgenza che richiede l’azione costante e congiunta sul territorio. Lo ribadisce la dott.ssa Vigilante, la cui associazione ha aderito alla convenzione “No More”, già sottoscritta da numerose realtà nazionali.
L’analisi delle conseguenze psicologiche e dei disastrosi effetti della violenza sulle donne e sui minori si è compiuta attraverso il lavoro della psicologa- psicoterapeuta Maria Grazia Faschino, responsabile del servizio di psicologia del progetto “Giada” presso l’azienda ospedaliera “Policlinico-Giovanni XXIII”di Bari. Complesse e notevoli sono le difficoltà che si annidano nelle relazioni amorose (tra uomo e donna ma anche tra genitori e figli), soprattutto alla luce di quel “legame di attaccamento” che spesso fa dell’affetto una tossicità e dell’unione un’ossessiva proprietà.
«A volte in queste situazioni la parola sembra essere poco concreta e poco tangibile, però la possibilità di realizzare azioni concrete passa assolutamente attraverso l’incontro, la condivisione di esperienze ed emozioni» -hanno concluso le operatrici del Centro Famiglia- «per cui di qui oltre il silenzio e vi ringraziamo tutti».