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IL CAPPELLANO E LA GUERRA IN AFGHANISTAN

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di Tino Sorino


Una conferenza su un tema scottante e di grande attualità “La guerra in Afghanistan, vista e raccontata da un Ministro di Dio in mimetica". Se ne parlerà a Rutigliano, mercoledì 21 novembre, alle ore 19.00. Luogo dell’incontro la locale Chiesa Madre. Interverranno il Vicario  Zonale don Emilio Caputo, il Generale Oronzo Traversa e il Presidente dell’Associazione promotrice Saverio Ciavarella. Relatore dell’iniziativa dal titolo “L’Afghanistan visto da un Cappellano militare in missione di pace”, promossa dalla Parrocchia “ S. Maria della Colonna e San Nicola” e dall’Associazione culturale “Democrazia e Riformismo” di Rutigliano, don Paolo Solidoro, Cappellano militare e Capitano dei bersaglieri.

Più volte in missione di pace in Afghanistan, don Paolo è rientrato, l’ultima volta, a settembre scorso nella caserma “Settimo” di Cosenza, dove  attualmente presta servizio. Nato a Scorrano, in provincia di Lecce,38 anni fa (la sua famiglia abita a Ruffano-Le) entra giovanissimo in Seminario a Ugento, prosegue gli studi nel Seminario di Molfetta  e successivamente presso l’Università Lateranense di Roma, dove consegue  il  dottorato in “Ecclesiologia e storia della Chiesa”. Proveniente da una famiglia in cui ancora oggi si respira “aria” militare, ( due dei suoi due fratelli, infatti, sono militari della Marina), riceve da loro la spinta ad abbracciare quell’esperienza, che lo ha tanto arricchito nella fede come uomo e come cristiano.

Infatti, don Paolo, fortemente motivato a seguire la sua doppia vocazione missionaria di religioso e militare, provvede ad informare, subito, di tale decisione la gerarchia ecclesiastica. Sacerdote il 2 ottobre 1999, prima di diventare Cappellano militare tra gli alpini di Torino, per i primi nove anni di sacerdozio il prete salentino è stato prima vice- parroco ad Acquarica  e poi parroco di Montesano e di San Dana. Ma finite “ queste esperienze bellissime e formative” come lui stesso, soddisfatto, ci tiene ad affermare, dopo la dolorosa parentesi del terremoto dell’Aquila con il “9° Reggimento alpini”, diventa, nel 2010, Bersagliere del 1° Reggimento della Brigata “Garibaldi” di Cosenza. “ Con i miei ragazzi “, racconta commosso don Paolo,“ sono principalmente un amico, è la mia famiglia e quindi è normale vivere  con loro le stesse ansie e le loro stesse gioie o preoccupazioni. Nel maggio del 2010, in quelle terre lontane, ho perso ben 11 militari alpini, di cui uno, il caporalmaggiore Luigi Pascazio, era  di Bitetto.

Undici amici con i quali la sera scherzavo e di cui conoscevo le vite semplici e piene di speranze per il futuro”. “Questi giovani” continua il sacerdote  con le stellette, “ desideravano salvaguardare la vita dei bambini, delle donne perché non fossero più lapidate. Non ho vacillato nella fede ma proprio in quella occasione, uno dei miei ragazzi, sconvolto come tutti dal dolore, ha deciso di entrare in seminario e prendere forse la mia strada. In quei momenti difficili il compito per il cappellano è cercare di placare i sentimenti negativi, invitando alla preghiera, esprimendo pensieri di speranza e incoraggiando anche nel buio”.

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