ESTATE E CULTURA, INTERVISTA ALL'ASSESSORE DEFILIPPIS
di Rosalba Lasorella
A distanza di circa due settimane dall’evento che ha concluso il cartellone estivo del Comune di Rutigliano abbiamo intervistato l’Assessore al Turismo e agli Eventi Gianvito Defilippis per approfondire gli aspetti positivi e negativi dell’estate appena trascorsa, senza rinunciare ad uno sguardo generale sulla situazione culturale e turistica del paese.
Assessore Defilippis, un suo personale bilancio rispetto all’Estate Rutiglianese?
«Se facciamo un bilancio generale di tutti i tre mesi degli eventi, sicuramente, dalle impressioni che ho raccolto tra la gente, direi che è andata abbastanza bene, sia per la mole di eventi che si sono creati, ma anche per la qualità degli eventi stessi (tranne qualcuno) e per le novità apportate. Devo dire che ha destato un’ottima impressione il calendario ad hoc pensato per i bambini: i genitori hanno apprezzato molto il fatto di aver dedicato una “piccola estate” ai bambini con letture animate e spettacoli teatrali.
In generale, l’estate rutiglianese è andata bene anche perché si sono abbracciati diversi temi, il cinema all’aperto ha avuto il suo successo, grazie anche alla scelta di collocarlo in Piazza Colamussi, dove c’è meno rumore rispetto a Piazza XX Settembre e questo sulla scorta degli errori fatti l’anno precedente. Per poi avere gli eventi classici di “Teatro sotto le stelle”, peccato per la pioggia che ha dato un po’ di problemi; nonostante la pioggia, però, lo spettacolo di Gene Gnocchi ha avuto il suo successo e c’era tantissima gente. Tantissima gente anche in molti altri spettacoli: mi sono meravigliato perché gli anni scorsi solo in grossi appuntamenti c’era tantissima gente, invece quest’anno in diverse occasioni la piazza era affollata.
Buone le esibizioni delle band giovanili e la ciliegina sulla torta è stata sicuramente la Sagra dell’Uva che quest’anno ha portato forti numeri: a detta di chi la sagra la organizza e la vive da tempo, non si vedeva il paese così pieno da almeno 15 anni. C’è da migliorarsi, ma già l’idea di allargarsi verso Corso Mazzini ha giovato molto e ci è sembrata un’ottima idea quella di avere diversi punti per la musica. E poi finalmente siamo riusciti ad avere da noi la Rimbamband, dopo una serie di sfortunate circostanze. Un bilancio, quindi, per me molto positivo, con delle modifiche da apportare che magari l’anno prossimo ci permetteranno di fare meglio».
Il programma dell’Estate Rutiglianese è partito a luglio con la Festa del Grano che, per una serie di circostanze forse non giustamente preventivate, non ha dato i frutti sperati. Approfondendo la situazione, il Presidente dell’Associazione PortaNuova ha lanciato una sorta di appello all’amministrazione comunale sottolineando che la festa si è ormai così ingrandita che organizzarla è diventato sempre più difficile. Su questo avete avuto modo di riflettere?
«Negli ultimi anni abbiamo dato grande importanza alla Festa del Grano, anche con un nostro contributo sia dal punto di vista economico che dal punto di vista della collaborazione. Come lo stesso presidente ha ammesso, rispetto agli anni scorsi l’associazione ha ricevuto grossi aiuti perché noi crediamo nelle sagre popolari, nella possibilità di portare il turista a visitare il paese, e crediamo nella Festa del Grano che è molto conosciuta anche fuori. La nostra disponibilità è massima, lo è sempre stata e lo sarà sempre; forse le combinazioni negative di quella sera non hanno prodotto il risultato atteso e posso capire la delusione».
Nel programma estivo di Rutigliano, come in quello di molti paesi limitrofi, ci sono molti appuntamenti dedicati alla gastronomia: il grano, quest’anno il gelato, il cavatello, l’uva. Fino a che punto, però, si può parlare di “sagra” e non di “festa”? Fino a che punto questi eventi servono a richiamare i turisti o a valorizzare il prodotto locale?
«Io credo che ci siano sagre e sagre, inutile stare a negarlo. Ci sono sagre che chiaramente valorizzano il prodotto tipico nostro, come l’uva o il grano, e ci sono sagre che nascono proprio per attirare il turista; i prodotti veramente tipici di un paese non possono essere troppi, saranno due o tre, per cui se si crea una sagra del cavatello o una festa del gelato è perché si vuole attirare quanta più gente possibile per migliorare l’economia del paese e per cercare di far conoscere Rutigliano a chi viene da fuori. Le sagre sono un veicolo di marketing, di pubblicità, anche se sicuramente vanno migliorate nell’organizzazione per non deludere le aspettative dei turisti».
A proposito di gente che viene da fuori: la richiesta, anche durante queste occasioni, è quella di ammirare il patrimonio artistico e culturale di Rutigliano. Sono anni che la situazione del Museo Archeologico e della Torre Normanna è bloccata. Cosa sta succedendo?
«Noi ci siamo attivati per poter aprire il museo, che è ancora chiuso solo per una questione di piano di gestione. Dev’essere fatto un appalto pubblico visionato a monte dalla Soprintendenza; siamo nella fase finale, dovrebbe a breve partire tutto questo e quindi riaprire il museo. Per la torre, invece, è scaduta la convenzione con la famiglia Antonelli: la stiamo rinnovando e a breve la renderemo nuovamente fruibile. La Chiesa Madre è spesso tenuta aperta anche di sera, grazie alla collaborazione con Don Emilio; il Museo del Fischietto è sempre aperto su richiesta, ma soprattutto nelle occasioni importanti e speriamo di ricevere delle note positive dal bando a cui abbiamo partecipato così da risistemarlo completamente.
Il nostro patrimonio sarà reso, poi, più appetibile -finalmente posso dirlo- dal famoso SAC, partito due anni fa: la Regione qualche mese fa ci ha inviato la prima tranche economica e noi stiamo partendo con i bandi pubblici per l’acquisto di bici a noleggio, minibus, segnaletica, info-point turistici per creare un grande percorso tra i quattro paesi che fanno parte del SAC e collegamenti diretti con il porto e l’aeroporto di Bari».
Si avvicina la Festa del Fischietto, il tema del concorso è già stato elaborato. Lo scorso anno si parlava di un progetto che permettesse di trasformare il borgo antico di Rutigliano in un vero e proprio quartiere di botteghe, d’accordo con l’Assessorato al Commercio. E’ un’idea che può ancora andare in porto?
«Proprio ieri, durante una riunione fatta con i figuli, ho rilanciato quest’idea: qualcuno ha apprezzato e si è già attivato per cercare qualche locale nel centro storico, qualcuno sollevava il problema degli affitti diventati esorbitanti. Io ho ricordato loro che da parte nostra ci sono dei bandi per il sovvenzionamento a favore di chi apre un’attività commerciale nel centro storico, contributi sull’affitto. Poi, una volta aperte, si può pensare anche ad altre agevolazioni; quindi, l’idea c’è, si sta lavorando anche sul progetto di una fondazione –d’accordo con la Provincia- che è già a buon punto. Si sta cercando di valorizzare il fischietto e di tenere fede agli impegni presi, tra cui quello di realizzare delle statue per le quali a breve partirà il bando».
Quest’estate è stata segnata da una serie di iniziative che hanno riscosso grande successo: la Rimbamband, un programma creato appositamente per i bambini, numerose cover band. C’è un errore che sicuramente non rifarete l’anno prossimo?
«Beh, non farmi dire nome e cognome, ma sicuramente c’è stato qualche spettacolo (uno o due su sessanta) che non ripeteremo l’anno prossimo».
E il binomio quantità-qualità ha funzionato?
«Secondo me sì, perché la qualità non è sempre sinonimo di grosso nome. Noi abbiamo dimostrato che con le cover band, che sono una risorsa e non costano tantissimo, si riescono a fare delle belle serate; il programma per bambini non ha comportato grosse spese, ma ha trattenuto piccoli e grandi per dodici serate. Siamo riusciti a creare un equilibrio tra il numero e la qualità».