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L’UTOPIA SECONDO LUCA MONZANI, LA MOSTRA

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di Rosalba Lasorella


Classe 1989, spirito intraprendente e una macchina fotografica come inseparabile compagna di viaggio: Luca Monzani ha solo 23 anni, ma vanta già un curriculum di tutto rispetto e segue con passione la strada che lo conduce in giro per il mondo. Una strada costeggiata da case, palazzi e grattacieli, tra i quali prende lentamente piede l’interesse per la fotografia di architettura e si fa spazio la volontà di rappresentare – piuttosto che semplicemente riprodurre – squarci della realtà cementificata che ci circonda.

Iscritto al corso di laurea in Beni artistici, teatrali, cinematografici e dei nuovi media presso l’Università degli Studi di Parma, Luca rielabora gli stimoli provenienti dalle città in cui è stato ed approda a Rutigliano grazie all’attenzione rivolta alle sue opere da parte della nostra giovane compaesana Rossella Romito, come lui studentessa a Parma ed impegnata nell’Associazione di Promozione Sociale “Pensare per Fare”.

«Ho sempre seguito i reportage di Luca con grande curiosità, così gli ho proposto di allestire una mostra e lui ha subito accettato con grande entusiasmo» - ha affermato Rossella, che lo scorso 18 agosto, insieme al fotografo modenese, ha, quindi, inaugurato “Dell’utopia”, la mostra inserita nel cartellone estivo del Comune di Rutigliano e visitabile fino al 31 Agosto presso le Officine Ufo. «Fino a questo momento c’è stato un discreto flusso di visitatori» – ha proseguito - «E’ segno che la gente chiede ed ha bisogno d’arte e che molto può esser fatto per valorizzare la creatività rutiglianese».

Al centro delle riflessioni dell’autore – che, tra l’altro, si è detto particolarmente affascinato dalla location e dal nostro borgo antico - campeggia la plastica illusione incarnata nel centro commerciale “Le Terrazze” di La Spezia e la contraddizione di un centro culturale, quale il Barbican Center di Londra, intrappolato secondo il brutale progetto di Chamberlin, Powell e Bon. Si scioglie così il senso di un’utopia che, per quanto materialmente completa, non si realizza mai fino in fondo ed amplifica il vuoto nel fragore quotidiano.
Ad accogliere i visitatori è proprio il brusio di due installazioni video che, intitolate “Is this the answer?”, rappresentano prima l’ingresso del centro commerciale ligure e poi il cantiere in espansione, con l’effetto spiazzante generato dalle tracce audio invertite, «in modo che alla visione del cantiere viene associato il vociare del centro commerciale, mentre a quella del centro commerciale viene associato il caos del cantiere». Lo scopo? Una provocazione che ha spesso confuso gli ospiti e che è anche – e soprattutto – «una riflessione di carattere sociale e relazionale circa i luoghi come i centri commerciali».

Sulle bianche pareti dei locali che circondano il chiostro, trovano, invece, posto dieci fotografie in bianco e nero scattate da Luca Monzani nel novembre 2011 e facenti parte di una più grande collezione – in continua evoluzione – denominata “Brutalism Architecture”. I pannelli redatti dalla curatrice, avvicinatasi con cautela a questa particolare forma d’architettura, assai in voga in Inghilterra tra gli anni ’60 e gli anni ’70, illustrano il significato sotteso al lavoro del fotografo, incentrato sull’asfissia degli spazi, sui riflessi di un’acqua che non rinfresca, sulla contraddizione di pilastri e ponti che collegano gli interni e che, pure, non decorano certamente gli esterni.

A chiudere il cerchio, per precisa scelta dell’autore, l’immagine grigia di un grattacielo incastrato tra le nuvole grigie di Londra; dopo gli scatti al Barbican Center, Luca avverte un disperato bisogno di leggerezza, perciò punta l’obiettivo verso l’alto e via. L’ultimo richiamo alla libertà che, per molti versi, è essa stessa un’utopia.

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