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LA PARROCCHIA “REGINA PACIS” OSPITA I RADIODERVISH

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di Oriana Tagarelli

Conclusi con successo i festeggiamenti religiosi e civili della Parrocchia Maria SS.ma Regina Pacis di Monopoli che subito dopo la Processione, con la venerata immagine di Maria SS.ma per le vie del quartiere, ha allietato la serata con la musica della band RADIODERVISH.
«Quando il programma civile è in sintonia con quello religioso, la Festa in onore di Maria SS.ma rappresenta un modo sicuro per annunciare il Vangelo della Carità e della Pace -ha detto il parroco don Salvatore Montaruli-  la nostra ricetta anticrisi si esprime con la solidarietà e la fraternità».

I RADIODARVISH, sono stati contattati proprio dal parroco della suddetta Chiesa in occasione della festa della Regina della Pace. Il gruppo italiano di world music formatosi a Bari e composto da un pugliese Michele Lobaccaro (bassista) e un palestinese Nabil ben Salameh (cantante) punta l’occhio sulla ricerca delle radici musicali del Mediterraneo. "Dar wish", in persiano, significa "visitatori di porte". E loro con la collaborazione del tastierista Alessandro Pipino, hanno davvero combattuto per giungere al progetto a cui hanno da sempre aspirato, progetto carico di tradizioni mediterranee pugliesi e sonorità arabe.

La differenza culturale delle loro origini dà vita a canzoni dall’intreccio melodico, elettronico e acustico, intese come piccoli laboratori all’interno dei quali si svelano il mondo orientale ed occidentale, le cui tracce convivono con i miti delle culture del Mediterraneo, luogo di confine che unifica nel momento stesso in cui separa.
Nel 1998 i Radiodervish registrano il loro primo album Lingua contro lingua, debutto avvincente e ricco di brani suggestivi, come la tormentata "Hennah" dedicata alle donne algerine vittime dei massacri. Nel marzo 2001 si esibiscono a Bari, in una chiesa del X secolo trasformata in auditorium ove il concerto si pone l’obiettivo di sostenere l'attività dell'associazione "Salaam Ragazzi dell'Olivo" con i bambini palestinesi nel campo-profughi di al-Fawwār nella Cisgiordania palestinese.

Il successo è tale che i Radiodervish fanno sei repliche e parte del materiale registrato in tale occasione dà vita al loro secondo album In acustico distribuito con il quotidiano "La Gazzetta del Mezzogiorno" e poi ristampato per "Il manifesto". Nel 2002 affermano il loro talento con il nuovo album, Centro del mundo, un elegante lavoro, tra suggestioni mediorientali e delicati tagli ritmici e strumentali. Con Amara terra mia, nel 2006, raccolgono gli ultimi dieci anni di carriera dal vivo, insieme a uno show teatrale realizzato con l'attore Giuseppe Battiston. Tra i brani, oltre a numerosi classici della band, anche due cover del conterraneo Domenico Modugno (la title track “Amara terra mia” e “Tu sì ‘na cosa grande”).
Subito dopo il concerto, tenutosi ieri sera a Monopoli, nello spazio antistante della Chiesa Regina Pacis, i RADIODERVISH si sono mostrati disponibili per una nostra breve intervista.

Come e quando nascono i RADIODERVISH?
«Il nostro percorso artistico risale al 1988. I RADIODERVISH nascono nel 1997, ma avevamo già qualche anno di vita condiviso assieme, io e Michele ci conosciamo da trent’anni, quando eravamo entrambi studenti. Il nostro, più che percorso artistico, è un percorso di vita e di crescita. Guardiamo al mondo con gli occhi curiosi di un bambino».

Quali sono gli ideali che vi uniscono?
«Sono davvero tanti ma ciò che ci unisce più di tutto è  il desiderio di conoscersi, conoscere l’uno la cultura dell’altro».

Cosa volete comunicare con la vostra musica?
«Vogliamo comunicare per prima cosa le emozioni, trovare qualcosa che parli alla nostra immaginazione e al nostro cuore».

A chi vi ispirate?
«Sono molti i nostri punti di riferimento, ma ciò che realmente non deve mancare sono gli strumenti per conoscersi, perchè unire culture diverse, oggi, è davvero fondamentale».

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