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LE(g)ALI AL SUD, LA MANZONI CI CREDE

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di Rosalba Lasorella


Solo pochi giorni fa, in tutta Italia, una serie di dibattiti e manifestazioni venivano organizzate per commemorare le vittime della mafia e, soprattutto, per rinnovare l’impegno a combattere il vero cancro della nostra società. Rutigliano ha fatto la sua parte e non ci si riferisce semplicemente alle scritte che campeggiavano nei pressi della villa e della stazione: nel pomeriggio di ieri, infatti, la Scuola Media Statale “A. Manzoni” ha presentato alla cittadinanza il Progetto PON LE(g)ALI AL SUD “Educazione alla legalità”.

L’incontro, patrocinato dal Comune di Rutigliano e svoltosi presso l’auditorium della sede succursale, è stato introdotto dalle riflessioni degli studenti coinvolti nel progetto, del quale si sono illustrate le finalità («diventare cittadini attivi e responsabili nella gestione della cosa comune») e le modalità (compreso il cosiddetto «teatro dell’oppresso»), anche attraverso la realizzazione di un video che, una volta raccolte foto e testimonianze, ha lanciato il messaggio più significativo della serata: «fare memoria combatte l’indifferenza». L’indifferenza di chi per molto tempo ha taciuto, consegnando la propria vita -e quella dei propri figli- alla criminalità organizzata; l’indifferenza di chi ha pensato che non fosse affar suo, che la mafia fosse un fenomeno tutto meridionale, o peggio, siciliano; l’indifferenza di chi quel 23 Maggio 1992 ha lasciato morire Giovanni Falcone, sua moglie Francesca e gli agenti Antonio, Rocco e Vito, ignorando volontariamente i movimenti con cui, evidentemente, il tritolo fu posizionato in un cunicolo sotterraneo.

La strage di Capaci rappresenta una ferita ancora aperta, una macchia indelebile nella storia del nostro Paese: a portarne testimonianza sono intervenuti Tilde Montinaro, sorella dell’agente di scorta Antonio Montinaro, Marco Di Napoli, Capo della Procura della Repubblica – Tribunale di Brindisi, Alessandro Cobianchi, responsabile pugliese di Libera, Dario Allegretti, Comandante della Compagnia Carabinieri di Triggiano, e il vice sindaco Pasquale Redavid, in rappresentanza dell’amministrazione comunale.
Con sentita commozione, gli ospiti hanno ribadito la necessità di operare attivamente per debellare il pericolo mafioso, che si infiltra nella nostra realtà più spesso di quanto si immagini: «nessun territorio è immune», ha detto il dott. Alessandro Cobianchi, approfittando della presenza di Pinuccio Fazio per sottolineare come la stessa Bari Vecchia sia stata per lungo tempo considerata territorio impenetrabile. D’altra parte, come ha ammesso il dott. Marco Di Napoli, «la nostra è una regione mafiosa» e gli sforzi profusi per riportare alla luce la bellezza della legalità comportano, nella gran parte dei casi, una vita dominata dal sacrificio e dalla solitudine.
«Basta che siate buoni cittadini, che rispettiate le regole e stiate lontani dai cattivi esempi», ha continuato il Procuratore, associandosi così all’invito rivolto dal cap. Allegretti a sentire e a considerare il nostro debito nei confronti della società, accantonando l’egoismo che ci vuole legati ai beni materiali per seguire gli ideali in cui crediamo.

Antonio Montinaro
credeva nella giustizia, aveva fiducia nel lavoro del coraggioso magistrato che scortava, era consapevole e responsabile delle proprie scelte, compresa quella di lasciare la tranquilla Bergamo per prestare servizio a Palermo. Tilde si racconta agli studenti, ai genitori, agli insegnanti, ripercorre dignitosamente gli eventi traumatici che hanno sconvolto la vita della sua famiglia, testimonia il dovere di lottare oltre il dolore e la rassegnazione, divenendo così la voce di suo fratello. Sulla scia del ricordo, si avverte l’indignazione verso l’indifferenza che per molto, troppo tempo lo stesso Stato ha riservato agli agenti di scorta e ai poliziotti che per miracolo sono sopravvissuti all’attentato. Torna, dunque, sul tema della memoria, sulla necessità di non dimenticare ciò che è stato per non commettere ancora l’errore di chiudere gli occhi dinanzi alla minaccia della nostra libertà.

La collaborazione con le istituzioni, la fiducia nelle forze di polizia, la gratitudine verso coloro i quali ogni giorno mettono a repentaglio la propria vita per la sicurezza comune, sono le condizioni indispensabili per riconoscere ed espellere il nemico. Così la società civile vincerà e il lavoro di cittadini ed associazioni, a partire da Libera, potrà ritenersi concluso: «il nostro compito un giorno finirà, quando queste mafie che sono in mezzo a noi le avremo seriamente sconfitte».

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