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SI ABBATTE UNA TORRE VINCOLATA PER COSTRUIRE UNA VILLA

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di Gianni Nicastro


Due ricorsi al TAR Puglia e un esposto alla Procura della Repubblica. E’ la dote di carte e contenzioso che si porta dietro la villa che è sorta su via Mola-angolo via Mediterraneo. E’ stata costruita su un lotto destinato a verde pubblico (F2) in una zona di espansione tipizzata “C4” dal PRG, non solo. Le norme tecniche di attuazione del PRG prevedono che nelle C4 gli interventi edilizi possano avvenire “esclusivamente attraverso la formazione di Piani attuativi estesi all’intero comparto”. Su quell’area ad oggi non esiste nessun Piano attuativo, ma c’è dell’altro.

Dove ora sorge la villa prima c’era una torre, una “casina privata” di un certo significato storico. Che fosse antica e che avesse un valore architettonico lo dice il PUTT (Piano Urbanistico Tematico Territoriale), al quale il PGR ha dovuto adeguarsi con una variante approvata in via definitiva dalla regione a settembre scorso. Quella torre è censita nel PUTT nella sezione “Masserie e Torri” al n. 165 con “vincolo di conservazione”.  Per norma su immobili vincolati a quella maniera sono consentiti interventi edilizi solo di tipo conservativo della struttura originaria e, fermo restando la conservazione dell’immobile, è anche concesso un incremento del 20 % della superficie fino a un massimo di 50 mq. E’ stato il consiglio comunale il 15 maggio del 2008 a deliberare quel vincolo.
Quando l’ufficio tecnico, il 26 luglio del 2010, ha rilasciato il permesso a costruire il vincolo di conservazione su quella torre esisteva da oltre due anni. Nonostante il vincolo, dunque, l’area è stata lottizzata e la torre abbattuta.

Come si evince dal cartello di cantiere e dalla pratica edilizia la proprietaria ha costruito la villa in questione utilizzando la legge regionale 14/2009, quella cioè che ha recepito il “Piano casa” approvato dal governo Berlusconi qualche anno fa e che dà la possibilità di demolire un immobile per ricostruirlo con un aumento del 35 % della volumetria. Questa legge, però, non può essere applicata, a prescindere, su tutti gli immobili. Anche qui ci sono delle limitazioni e sono chiaramente espresse all’art. 6: “Non è ammessa la realizzazione degli interventi di cui agli articoli 3 e 4: (…) b) nelle zone nelle quali lo strumento urbanistico generale consenta soltanto la realizzazione di interventi di manutenzione ordinaria, straordinaria, restauro e risanamento conservativo o subordini gli interventi di ristrutturazione edilizia all’approvazione di uno strumento urbanistico esecutivo”.

Non solo quella torre non poteva essere abbattuta, per via del vincolo di conservazione su di essa non poteva neanche essere applicata la legge regionale 14/09. Da questo ragionamento chi ha fatto ricorso al TAR e interessato la Procura deduce che i 694 mc di villa realizzati a fronte di preesistenti 514 mc di casina rurale siano frutto di una lottizzazione abusiva. E’ possibile che nessuno, proprietaria, progettista, ingegnere comunale, si sia accorto in tempo di quel vincolo?

C’è un politico coinvolto in questa vicenda in qualità di costruttore, è assessore e lo era anche al momento in cui è stato rilasciato quel permesso a costruire, si tratta di Stephi Simone. Neanche lui si è accorto che quella torre e quel comparto ponevano questioni urbanistiche di non poco conto.

Il 15 settembre scorso il bubbone è stato portato alla conoscenza dell’ingegnere comunale Erminio D’Aries attraverso una “atto di significazione” con il quale chi ha fatto ricorso al TAR gli ha chiesto di revocare alla proprietaria il permesso di costruire in autotutela. D’Aries a novembre scorso ha aperto sì un procedimento in autotutela, ma lo ha chiuso senza annullare il permesso a costruire, comminando solo una sanzione economica sulla base del Codice dei beni culturali e del paesaggio (D. lgs. 42/2004) e non sulla base del più punitivo D.P.R. 380/2001. Contro la decisione del dirigente dell’ufficio tecnico comunale è stato depositato un ricorso al TAR il 2 febbraio scorso, ricorso per il quale, 21 giorni dopo, l’amministrazione comunale ha deciso di nominare un avvocato e costituire in giudizio il comune di Rutigliano, decisione presa in una seduta di giunta che vedeva l’assessore Stefhi Simone debitamente assente.

Ora, che quella torre non potesse essere abbattuta, che la costruzione di quella villa sia in contrasto con gli strumenti urbanistici vigenti, insomma che il problema ci sia, lo ha ammesso lo stesso D’Aries comminando una sanzione amministrativa alla proprietaria del suolo, dell'ex torre e della villa. La cosa che rimane da chiarire è se siamo di fronte solo ad un illecito amministrativo o se la vicenda può assumere anche una rilevanza di tipo penale. Questo, ovviamente non è compito nostro. E’ probabile che, su quest'altro aspetto, sia la magistratura a fare chiarezza.

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