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I WRITERS A RUTIGLIANO, "NON SIAMO RAGAZZACCI DA VANDALISMO"

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di Maria Rita Divittorio


Il 10 Marzo le Officine ufo di Rutigliano in collaborazione con l’associazione V-roots hanno inaugurato un’arte in auge tre decenni fa la “street art”. Questo il nome dato dai mezzi di comunicazione di massa a quelle forme di arte che si manifestino in luoghi pubblici, spesso illegalmente, nelle tecniche più disparate: spray, sticker art, stencil, proiezioni video, sculture.

Un’arte che vuole rivendicare la libertà di espressione e del dominio della proprietà privata, sovversiva e ribelle verso ogni forma di proibizionismo legato a un’epoca segnata dal grigiore dei muri innalzati dalla guerra fredda. Oggi, a trent’anni dalla scomparsa di questa tecnica espressiva, invasiva e libera, si vuole ricordare l’esigenza che, in un periodo poco liberale, si aveva di  colorare il proprio pensiero  di renderlo visivo e contrastante al fumo dell’industrializzazione che ottenebrava la garanzia dell’uomo di essere libero di potersi esprimere contro ogni forma di autoritarismo.

Queste sono delle vetrine a cielo aperto che vanno subito, immediatamente, a solleticare l’interesse di tutti. L’associazione V-roots, attraverso il recupero di materiali di carrozzeria di auto, riutilizzati e riportati in vita sotto diverse forme e colori che  rievocano l’astrattivismo geometrico pop anni’80, la musica elettronica di ricerca, hanno richiamato la tradizione dei writers e di quell’arte faziosa nata nei ghetti Newjorkesi degli anni 8o.

La mostra resterà aperta per una settimana ancora al pubblico, l’obiettivo è quello di presentare il fenomeno dell’arte urbana metropolitana all’interno della nostra realtà locale che a volte sembra essere ostile a questa forma evasiva di arte. Non siamo dei “ragazzacci” che usano quest’arte come forma di vandalismo, afferma uno degl’artisti, e per far ciò bisogna guardare oltre la semplice componente decorativa del Writing, caricando ogni graffito di significato per se e per il pubblico.

“È un’arte che nasce nei ghetti ma che, in quanto tale, non è destinata esclusivamente al ghetto, vuole farci osservare uno dei partecipanti, ma a tutto ciò che è più distante dal modo di vivere e di pensare in realtà divergenti che ignorano i colori e sono assorbiti dal grigiore di dettami e dogmi di ogni sorta, alle istituzioni che colgono molto spesso solo il bianco e il nero e mai le sfumature”.

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