DON EMILIO E DON DELPHIN, UN ANNO DI SACERDOZIO A RUTIGLIANO
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- Pubblicato Venerdì, 21 Ottobre 2011 15:05
- Scritto da Oriana Tagarelli
È già passato un anno dall’ingresso di Don Emilio Caputo e di Don Delphin Mutaga Hyawe-Hinyi nelle rispettive parrocchie S. Maria della Colonna e Maria SS. Addolorata di Rutigliano. La loro integrazione nelle nostre comunità cristiane e il senso di responsabilità nei confronti della Chiesa hanno caratterizzato un nuovo cammino di fede, segnato dall’esperienza di Don Felice Di Palma e di Don Salvatore Montaruli, guide precedenti delle stesse parrocchie. In tale occasione abbiamo chiesto a Don Emilio e a Don Delphin di raccontarci quanto è accaduto in questo primo anno.
«Io sono tornato a Rutigliano dopo venti anni - ha cominciato Don Emilio - sono stato nove anni viceparroco nella Chiesa Madre di Rutigliano (dal 1983 al 1991), poi cinque anni in Brasile, quattordici anni circa a Conversano presso la Chiesa del Carmine e sono ritornato qui l’anno scorso, il 2 ottobre e ho ritrovato una comunità numerosa e molto vivace, con tanti gruppi che lavorano abbastanza bene. Così come avevo lasciato, ho ritrovato scout e azione cattolica ben radicati nel territorio, con tante attività di formazione. Ho trovato anche realtà nuove come l’ANSPI, momentaneamente in un periodo di rodaggio». «Quindi la realtà della Chiesa Madre è una realtà molto positiva - ha aggiunto il parroco - ci sono tante persone di altre parrocchie, che si affacciano ancora qui da noi e questo non può che farmi piacere. Abbiamo, forse, qualche difficoltà di accoglienza: tanti bambini al catechismo, tante coppie per il corso prematrimoniale, gruppi famiglia e altre realtà cittadine che pur operando in altre parrocchie, hanno il loro punto di aggregazione in Chiesa Madre. Dopo vent’anni, gioisco nel vedere alunni di scuola media o del liceo scientifico o ministranti, oggi per la maggior parte sposati e affermati e questo mi porta a pensare che i miei insegnamenti siano rimasti nella loro coscienza».
Dopo queste parole, Don Emilio ci ha parlato del suo rapporto con i sacerdoti di Rutigliano e della sua amicizia con Don Felice.
«Tra i parroci del paese -ha detto- c’è una buona intesa e tutto viene svolto di comune accordo. La situazione è diversa solo per il Santuario dei Cappuccini e per la Chiesa del Carmine che non seguono quanto si svolge nelle parrocchie, ma offrono un servizio per le comunità (ad esempio l’accoglienza alle Confessioni)». «Positiva a Rutigliano è la presenza di tanti sacerdoti “anziani” (Don Lorenzo, Don Peppino Romagno, Don Peppino Defilippis) -ha sottolineato Don Emilio - tutti molto efficienti. Con Don Felice Di Palma sono molto amico, per cui il suo lavoro in Chiesa Madre continua ad andare avanti così com’era perché quando cambia un parroco, penso che non si debbano cambiare i progetti realizzati. Venendo qui a Rutigliano, ho trovato la stessa struttura della mia precedente parrocchia, per cui non è stato difficile inserirmi e portare avanti le attività».
Don Delphin, invece, ha così esposto il suo primo anno di sacerdozio a Rutigliano. «Dopo questo primo anno di esperienza, anche di vita pastorale, in questa nuova comunità, io direi che la mia prima impressione è positiva. Essendo per me la prima esperienza come parroco, mi sono sentito accolto, appoggiato e aiutato da tutti i fedeli e le realtà parrocchiali. Sono venuto senza grandi sogni perché ho pensato (al primo anno) di fotografare un po’ tutte le realtà della comunità piuttosto che partire con dei progetti stabiliti. Ho cercato di convivere con la comunità per assaporare il passato della parrocchia e così piano piano cominciare a ritoccare, senza cancellare il vissuto. Ritengo che la mia presenza sia già un cambiamento e anche se materialmente non abbiamo fatto granché, per me è stato un anno positivo. Ho trovato una comunità molto attiva con tante associazioni autonome nel lavoro e ora sto cercando di inserirmi nel loro cammino, senza fermare alcun obiettivo. Ho cominciato da zero, senza un effettivo confronto con il precedente sacerdote di questa parrocchia».
Abbiamo chiesto a Don Delphin di parlarci del suo paese d’origine, il Congo.
«Il Congo è molto diverso dal vostro paese -ha iniziato il parroco- in quanto la chiesa del Congo, direi, che è una chiesa molto giovane, per cui non ha una lunga tradizione, non ci sono santi, né statue e neppure processioni. In Africa abbiamo 150 anni di evangelizzazione, pertanto si vive una realtà diversa rispetto all’Italia. Dal punto di vista devozionale, difficilmente c’è una festa patronale, l’unica processione è il Corpus Domini. I vescovi africani puntano ad una chiesa come grande famiglia e a prescindere dalle appartenenze associative, nel Congo, ci sono incontri per i giovani, dove si affrontano argomenti della vita religiosa e civile». «Qui, forse -ha concluso Don Delphin- manca proprio questo e un mio grande sogno sarebbe realizzare, in un paese come Rutigliano, che mi sta affascinando molto, una realtà giovanile che vada oltre i sacramenti».
Affinché Don Emilio e Don Delphin siano, assieme a tutti i sacerdoti di Rutigliano, guide spirituali per la cittadinanza, auguriamo loro un buon lavoro.