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L’ANSPI DISCUTE DI IMMIGRAZIONE CON EMERGENCY E I CITTADINI

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Se ci fermassimo un attimo a riflettere, scopriremmo che “immigrazione” fa rima con “condivisione”, nonostante il fatto che le cronache quotidiane ci costringano, nella gran parte dei casi, a versi decisamente meno poetici, come quelli che legano “immigrazione” a “discriminazione”. Nel tentativo di smontare questo triste binomio, l’A.N.S.P.I. “Mons. Di Donna” (con il patrocinio del Comune di Rutigliano) ha organizzato sabato scorso un incontro-dibattito dedicato, appunto, al tema dell’immigrazione, un tema che si rivela sempre attuale e dinanzi al quale rimaniamo, però, sempre impreparati.

L’iniziativa, che rientra nel progetto “L’Oratorio in cammino verso gli altri …”, ha visto la partecipazione di Don Angelo Sabatelli, direttore della Caritas della diocesi Conversano- Monopoli, Marina Capriola, volontaria di Amnesty International e Marigia Spada, coordinatrice della sezione Emergency di Bari. Tre nomi, tre forze che quotidianamente scendono in campo per far sì che gli “stranieri” vengano accolti, tutelati ed assistiti, al di là di ogni frivolo ed illogico pregiudizio e nel rispetto dei diritti universalmente riconosciuti.

Dopo i saluti introduttivi della Presidente dell’A.N.S.P.I. Pasqua Altieri e dell’Assessore ai Servizi Sociali Angela Redavid, l’incontro è entrato nel vivo e ha potuto godere di un pubblico coinvolto ed interessato, intento a cogliere le molteplici sfumature di un fenomeno che, come ha affermato Don Angelo, viene troppo spesso affrontato con «superficialità e rozzezza».

I mezzi di comunicazione, infatti, restituiscono l’immagine di una società (e di una politica nazionale) sostanzialmente razzista, incapace di riconoscere la ricchezza che sgorga dalla diversità e cieca dinanzi alla bellezza generata dall’interculturalità. Eppure, sotto la superficie, contro i nefasti effetti prodotti dall’informazione di “bassa lega” -e mai espressione è stata più appropriata- qualcosa si muove: sono i volontari di Amnesty, che raccolgono firme e premono sui governi; sono i medici di Emergency, che all’estero come in Italia, si preoccupano di seguire i pazienti nelle cure come nelle intricate trafile burocratiche.

Il pubblico rutiglianese ha fatto la sua parte: riflessioni, dubbi, testimonianze e curiosità hanno contribuito alla buona riuscita di una manifestazione che, tuttavia, di qualcosa è stata evidentemente privata.
E’ mancata una voce concreta che aiutasse a decifrare la complessa realtà del nostro paese, dove la comunità albanese si fa ogni giorno più consistente, dove ancora non è chiaro a chi e a cosa si debba la responsabilità dell’integrazione.
E’ mancata una voce concreta che illustrasse ai cittadini l’azione tangibile che anche noi, nel nostro piccolo, stiamo perseguendo per fare in modo che le nostre diversità non si limitino a sfiorarsi per caso.

Ma questa è un’altra storia e forse un giorno qualcuno ce la racconterà. Intanto apprezziamo il seme lanciato sulla terra e speriamo che produca un fruttifero cambiamento.

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