L’ANNIVERSARIO C’E’, ANCHE SE NON SI CAPISCE
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- Pubblicato Sabato, 20 Agosto 2011 16:53
- Scritto da Gianni Nicastro
Svelato l’arcano: il 100° anniversario declamato nei manifesti del comitato Sagra dell’Uva si riferisce all'uva "Italia". Questa varietà -oggi così importante non solo in Puglia- negli anni a Rutigliano ha soppiantato altre varietà d’uva come Primus, Regina, Sant’Anna, un po’ più autoctone ma di limitato valore commerciale.
Il padre della varietà "Italia" è stato Luigi Pirovano (1861-1959), studioso della vite di Vaprio D’Adda (MI), che nel 1911 la ottenne incrociando le varietà Bicane e Moscato d’Amburgo. Da allora l’uva Italia ha dilagato in lungo e in largo nella penisola e nel mondo grazie alle sue caratteristiche: grande produttività, gradevole nell’aroma (di moscato) e anche nella forma, simmetrica con acini grossi e un buon colore giallo dorato, ottima resistenza ai trasporti e alla conservabilità.
Il comitato ha, dunque, voluto dedicare la Sagra dell’Uva all'anniversario di questa varietà, che nei suoi cento anni tanta prosperità (oggi meno) ha portato alla città di Rutigliano. Quest'anno ricorre anche un altro importante anniversario: i 150 anni dell'Unità d'Italia. La cosa che lascia un po’ perplessi è che dai manifesti 70/100 affissi a Rutigliano e, si presume, nei paesi vicini, il soggetto dell’anniversario non è chiaro.
Graficamente passabile il manifesto ritrae un grande grappolo di uva che solo gli esperti sanno riconoscere nella “Italia”. Non c’è nessun riferimento a questa varietà se non la foto, che porta sulla foglia i colori di una bandiera italiana stilizzata che i più interpretano come riferimento all’Unità d’Italia. E’ qui che si crea la confusione, indotta anche da uno slogan di pessima qualità e dal vago richiamo patriottico-risorgimentale. Una confusione che porta i cittadini a domandarsi: “ma l’Unità d’Italia non ne compie 150 di anni?”.
A cosa si riferiscano i cent’anni, il manifesto non lo dice.
Un difetto di comunicazione, oppure è probabile che il grafico abbia elaborato quel manifesto pensando che avrebbe addobbato solo la sala di un convegno di dotti viticoltori, agronomi e studiosi di ampelologia. Il sospetto che, forse, quei manifesti sarebbero stati affissi sui muri delle città, quindi rivolti a cittadini e turisti ritardatari (pubblico non proprio esperto di storia della vite e delle sue varietà), al grafico non gli è per niente balenato nella testa.