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VITO MAUROGIOVANNI, IL CANTORE DI BARI

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Ha sempre avuto una attenzione particolare per Rutigliano e per i suoi tanti amici, che non lo hanno certamente dimenticato e che lo porteranno sempre nel loro cuore. “Quando poteva”, racconta la figlia Celeste, «veniva ben volentieri nella Città dei Fischietti per incontrare amici o per presentare alcuni libri, (come ad esempio “La città e i giorni” presentato nel 2007 nella Sala Consiliare), ma l’emozione più grande è stata per me e per la mia famiglia quella di ricevere il 24 aprile dell’anno scorso, nella chiesa Madre di Rutigliano il premio più bello, tra i tanti avuti da mio padre nel lungo corso della sua vita, ossia quello alla “memoria” e proprio nel nome di San Nicola, filo conduttore di tanti lavori letterari di mio padre».

Stiamo parlando di Vito Maurogiovanni, (Bari 27 dicembre 1924-4 marzo 2009) la "memoria storica" di Bari e non solo; crittore, giornalista, commediografo e sceneggiatore, autore di una vasta produzione letteraria sul teatro e dialetto barese. Ha scritto una trentina di libri, trentadue commedie e un centinaio di radio-drammi. Fra i suoi libri, “Eravamo tutti Balilla” (Bari, 1970), “Nel tempo del silenzio e dei camini” (Bari, 1983, appunti ed impressioni sulle vecchie masserie pugliesi), tre libri di Selezione dal Reader’s Digest e anche due volumi di poesia “Composizione 34″ (Bari, 1977) e “I santi di casa mia” (Bari, 1984).

Per il teatro in vernacolo barese come non ricordare “Chidde dì…” (1975, nel quale lo spettacolo di una nave dalle porte d’oro e di argento, e soprattutto dai piatti d’oro e d’argento, aiuta a vincere la miseria antica) o “Aminueamare” (“Mandorle amare”,1976) dove appare all’improvviso -a poveracci che non hanno conosciuto mai immagini spettacolari- il teatro Petruzzelli, nei giorni del massimo splendore. Da 25 anni, inoltre, è continuamente messa in scena un’altra pièce del 1974, “Jarche vasce” (“Arco basso”), che ha conseguito successi anche in occasione di una sua rappresentazione a New York.

A distanza di circa due anni dalla sua scomparsa le storie e i racconti di Vito Maurogiovanni continuano ancora ad emozionare. La presentazione del libro postumo “Teatri” ( Levante editori- Bari-2010 ) nella Sala Giuseppina del Teatro Kursaal Santalucia è stata l’occasione per rivivere, con la voce dell’attrice Ketty Volpe e con gli intermezzi musicali della pianista Laura Buccarella, la poesia del ricordo di atmosfere e di “luoghi del cuore” di una Bari che Vito Maurogiovanni ha saputo così ben cantare. «Caro Gianni, non mi chiamare grafomane. Eccoti i “Teatri”…le storie di teatri importanti italiani: La Fenice di Venezia, la Scala di Milano, il San Carlo di Napoli, il Piccinni e il Petruzzelli di Bari…», così lo scrittore barese scriveva all’editore Gianni Cavalli il 12 giugno 2008, già minato dalla malattia e consapevole di consegnare il suo ultimo lavoro. Curatore dell’opera il prof. Francesco De Martino, ordinario di Letteratura greca presso l’Università di Foggia e direttore editoriale della Levante, che nella sua relazione l’ha definita “Il canto del cigno” e l’ultimo “Come eravamo”, alludendo all’indimenticabile omonima rubrica settimanale della “Gazzetta del Mezzogiorno”, che Maurogiovanni curò per anni.

Un patrimonio umano e culturale, quello lasciato in eredità dal “Cantore di Bari”, che il premio Vito Maurogiovanni, voluto dalla famiglia, dal Comune di Bari, dalla Provincia e dall’Ufficio Scolastico provinciale, su proposta dell’UCSI (Unione cattolica della stampa italiana) Puglia ed appena istituito, cercherà di difendere e promuovere. «Un premio nelle scuole ispirato alle tradizioni popolari e allo stesso tempo un riconoscimento ad un uomo che non manca solo alla sua inconsolabile famiglia ma anche ai cultori della baresità sparsi nel mondo», così si è espressa commossa la moglie Anna.


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