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Il comune vuole l'usucapione di una proprietà privata ma in Appello perde la causa

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di Gianni Nicastro

Questa è una vicenda giudiziaria che riguarda il comune di Polignano a Mare e che ha dei risvolti molto interessanti per diverse ragioni. Intanto perché è la classica battaglia di “Davide contro Golia”, il peso e la forza della pubblica amministrazione contro privati cittadini e la loro proprietà; poi perché il legale dei proprietari è di Rutigliano, si tratta dell’avv. Giovanni Albanese, e perché la decennale vicenda giudiziaria ha coinvolto indirettamente un ristorante-sala ricevimenti i cui proprietari sono anch’essi di Rutigliano, tirati in ballo, ad adiuvandum, dal comune di Polignano a Mare.giovanni-albanese

Il contenzioso ha per oggetto un’area importante sul piano paesaggistico, una fascia della costa polignanese che va dalla Grotta delle Rondinelle fino al ristorante Plenilunio Punta Paradiso.

Il comune di Polignano a Mare ha trascinato in tribunale -nel 2006- i proprietari di quel tratto di costa per vedersi riconoscere l’usucapione del diritto di proprietà ritenendo che “da sempre”, di quell’area, se ne è fatto un uso pubblico. In primo grado “Golia” ha vinto con una sentenza dichiarativa, non esecutiva, ma tanto è bastato perché il comune accatastasse il terreno a sua favore. I proprietari hanno fatto ricorso in Appello e, alla fine, il 9 maggio scorso, hanno ottenuto una sentenza -pubblicata qualche giorno fa- che ha riformato a loro favore quella di primo grado.

In Appello i proprietari hanno avuto ragione sul secondo motivo del loro ricorso, quello più importante, la pretesa di usucapione del comune sulla loro proprietà. La sentenza della Corte di Appello non poteva essere più chiara. “Definitivamente pronunciando sull’appello proposto”, si legge alla fine della sentenza, la Corte  “accoglie l’appello e, per l’effetto, in riforma della sentenza impugnata, rigetta l’originaria domanda di acquisto per usucapione, proposta dal Comune di Polignano a Mare, dei beni immobili contraddistinti in catasto al foglio...”.

Perché il comune ha perso la sua battaglia? Il perché lo spiega bene la sentenza. «Deve rilevarsi -scrivono i giudici di Appello- che un primo profilo di criticità della sentenza gravata emerge con riguardo alla mancanza della precisa individuazione del “dies a quo” del periodo ventennale del possesso “ad usucapionem”, collocato temporalmente dal Tribunale di Bari, sulla scorta delle risultanze istruttorie, in un momento generico ed indefinito (i.e. “da sempre”). Sennonché, tale percorso logico-giuridico del ragionamento giustificativo dell’accoglimento della domanda dell’attore, ancorché astrattamente idoneo ad oltrepassare il ventennio previsto dalla legge, non può essere condiviso, collidendo con l’imprescindibile esigenza, desumibile dall’art. 1158 cod. civ., di accertare, quale presupposto prioritario, l’esatto momento di inizio del possesso utile ai fini dell’usucapione».

Insomma, non basta dire: io utilizzo da sempre questo fondo, quindi è mio per usucapione. No, si deve indicare il momento preciso del possesso perché scatti la pretesa ad usucapire il bene. In questa particolare vicenda, poi, ci sono altre questioni che hanno indebolito la tesi del comune circa l’utilizzo esclusivamente pubblico del fondo conteso. Ma al di là dei dettagli, pure importanti, la sostanza è che un tribunale di Appello ha dato ragione a privati nella difesa della loro proprietà da un tentativo di sottrazione del loro bene attraverso una sorta di esproprio “a gratis” da parte del loro comune.

E’ chiaro che la vicenda giudiziaria non finisce con la sentenza di Appello, il comune di Polignano a Mare potrebbe ricorre in Cassazione che è il terzo, ed ultimo grado, della giustizia civile.

 

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Immagini tratte da Google Maps e Google Earth

 

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