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Padre F. Divittorio ucciso dai turchi in Armenia nel 1923, ricordare e celebrare il martirio

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Il 23 gennaio 2023 ricordare e celebrare il martirio
di p. Francesco Paolo Divittorio o.f.m. e dei suoi compagni


Sac. Pasquale Pirulli

    La cittadina di Rutigliano ha una lunga storia di presenza dei suoi figli nella Custodia di Terra santa che tra le sue attività si è dedicata anche alle missioni in Armenia. La sua storia è segnata dal sangue del martirio ed ha visto il 4 ottobre 1982 la beatificazione del P. Salvatore Lilli e di dieci cristiani massacrati il 23 gennaio 1895 nei pressi del villaggio di Mugiuk Deresi. A distanza di anni, dopo la bufera della Prima Guerra mondiale (1914-1918), nello stesso ospizio, situato a pochi km dalla città di Maraasc opera il P. Francesco Paolo Divittorio ofm, nato a Rutigliano il 29 ottobre 1882. Egli. dopo gli studi nei conventi francescani di Emmaus, Nazareth, Betlemme e Gerusalemme, il 22 settembre 1906 diventa sacerdote. Dopo un breve viaggio in Italia per celebrare la Prima Santa Messa rientra in Palestina e i superiori lo inviano al convento di Maraasc perché apprenda la lingua turca. Dopo aver svolto il lavoro pastorale a Jenige-kalé il 21 novembre 1914 è nominato Presidente della missione di Kars-Pazar.  Gli eventi bellici lo costringono a raggiungere l’Italia e, dopo essere stato esonerato dal servizio militare, opera nella missione francescana di Porto Said. Ricevuta l’ubbidienza da parte del Custode di Terra Santa P. Ferdinando Diotallevi egli nel 1919 con i confratelli Fr. Salvatore Sabatini e fr. Alfredo Dollentz, P. Francesco Paolo raggiunge il villaggio di Mugiuk Deresi.
Il lavoro apostolico è così riassunto nella circolare n. 6 dell’anno 1920 che comunica ai religiosi francescani la loro morte: «Questi nostri tre Confratelli nel Settembre del 1919furono destinati alla nostra Missione di Mugiuk Deresi, che durante la guerra era stata pressoché distrutta insieme alla Cristianità, che la Custodia di Terra Santa a costo di qualsiasi sacrificio doveva e voleva rialzare. Infatti, ritornatevi le famiglie cristiane superstiti, la Custodia provvide loro il necessario dando dei mezzi per guadagnare e campare onestamente la vita. Si aprì un Orfanotrofio per gli sventurati orfanelli che presto ascesero al numero di trenta. I nostri tre, da provetti missionario, dividevano gioie e dolori con i loro cristiani, per i quali erano padri, medici, farmacisti, maestri, sacerdoti, non essendovi altra autorità che quella del Missionario».

Il P. Materno Murè, superiore della missione di Maraasc, cui facevano capo i confratelli dei conventi francescani di Armenia, riassume nelle sue memorie gli avvenimenti politici dell’anno 1920: «Subito dopo la prima guerra mondiale, gli Alleati, francesi e inglesi, occuparono la Cilicia (Armenia). La Francia spese denaro per rimpatriare gli Armeni dalla Siria dove era stati deportati ed erano sopravvissuti ai disagi dell’esilio. Anche i missionari ritornarono alle loro residenze. A Maraasc vennero prima gli inglesi: era l’anno 1919. Poi fu stipulata una convezione secondo la quale gli Inglesi dovevasno lasciare la città ed essere sostituiti dai Francesi e così si fece. All’arrivo dei Francesi i Cristiani esultarono di gioia, ma non sapevano che il generale Allenby aveva dato l’ordine alle truppe inglesi di consegnare ai Turchi i fucili Mauser con le relative cartucce, perché fossero usate contro i Francesi. Gli Armeni comunque non ricevettero nulla. Il generale francese Guerette, che comandava le truppe cercava di calmare i Turchi, dicendo che era venuto a portare la pace, ma questi, secondo il progetto dei Giovani Turchi (guidati da Kemal Pascià), non volevano lo smembramento dell’Anatolia che sarebbe avvenuto nel caso in cui i Francesi fossero rimasti in Cilicia; così si prepararono alla guerra, costruendo barricate e facendo feritoie nei muri. Prima di attaccare i francesi mandarono loro un ultimatum: "Consegnate le vostre armi, mettete in prigioni i vostri soldati e in cambio lasceremo liberi i vostri ufficiali".
Naturalmente l’ultimatum fu respinto e la sparatoria cominciò il 21 gennaio 1920.Il fumo delle case bruciate degli Armeni doveva servire ai Turchi dei villaggi vicino a Maraasc come segnale per organizzare la guerra santa (jiad). Infatti il 23 gennaio insorgono contro gli Armeni massacrando e saccheggiando le loro case. Nella lotta perirono 300 soldati francesi e 6.000 armeni. Molte case e parecchie chiese furono bruciate. Intanto arrivò l’ordine alle truppe francesi di ritirarsi segretamente. La ritirata fu fissata per la notte tra il 10 e l’11 febbraio. La mattina dell’11 febbraio gli Armeni si accorsero che i Francesi si erano ritirati e li vollero raggiungere: erano 2.500 persone delle quali solo 800 si salvarono, mentre tutti gli altri furono uccisi dai Turchi o morirono assiderati dal freddo o sfiniti dalla fatica».

In questo quadro politico si inserisce il martirio dei suoi confratelli delle missioni del distretto di Maraasc. I religiosi francescani (Fr. Materno Muré, Fr. Francesco Paolo Divittorio e fr. Stefano Jalincatian) nel novembre 1919 incontrano il capitano francese Fontaine e gli esprimono la loro preoccupazione perché nei villaggi turchi vicini la popolazione era armata fino ai denti e chiesero qualche arma per difendersi. L’ufficiale francese risponde che è molto pericoloso avere armi e che i turchi sapevano bene che i frati erano inermi e quindi non li avrebbero toccati. Dopo l’assalto alla missione di Donkalè, dove il parroco Fr. Stefano Jalincatian muore insieme ai suoi fedeli nell’incendio della chiesa e dell’ospizio, i Ciatà si avvicinano a Mugiuk Deresi. P. Raffaello Attardi succintamente racconta la tragedia: «Il P. Francesco era in buoni rapporti con il capo musulmano di quella regione e si visitavano come buoni amici; per cui all’approssimarsi dei Ciatà il capo musulmano invitò il Padre coi due fratelli e orfani a rifugiarsi nella sua casa: ciò fecero immediatamente senza nulla sospettare. Ma, arrivati i Ciatà nelle vicinanze di Mugiuk Deresi, il capo, temendo per la sua vita con tali ospiti, quando meno se l’attendevano, li uccise proditoriamente a colpi di rivoltella. Ammazzati così i tre francescani, anche i poveri orfanelli, come innocenti agnelli, vengono massacrati tutti. Così coi loro maestri e padri volarono al cielo». Era il 23 gennaio 1920.

Nella ricorrenza del centenario del martirio di P. Francesco Paolo Diviuttorio (23 gennaio 1920-2020) a cura del Comune di Rutigliano è stato stampato il volume «IL SERVO DI DIO P. FRANCESCO PAOLO DIVITTORIO o.f.m. – Nato as Rutigliano (29 ottobre 1882) Martire in Armenia (23 gennaio 1920) – Ricordato nel centenario della sua morte» e il vescovo della diocesi di Conversano-Monopoli ha officiato la Santa Messa nella Chiesa matrice della Collegiata di S. Maria della Colonna, auspicando la ripresa della causa canonica del martirio che vedrebbe il nostro esemplare concittadino inserito nell’elenco dei beati.
Nella ricorrenza annuale del suo martirio, il 23 gennaio c.a. alle ore 18.00, sarà celebrata una Santa Messa nella chiesa delle Suore Crocifisse Adoratrici dell’Eucaristia, in sua memoria ricordando le parole dette il 26 giugno 1974 dal Sindaco di Rutigliano Pasquale Moccia: «Il pensiero della sua fine gloriosa sul campo del dovere, ove il nostro concittadino, versando il suo sangue, che è pure sangue nostro, fa sentire nel nostro cuore tutto l’orgoglio del suo sacrificio. Ricordiamolo sempre questo santo missionario e sia, per noi tutti, esempio di vita, vissuta con austerità di carattere e fermezza di sacrificio, da cui trarre incitamento e forze da apprendere».

Nella ricorrenza del centenario il 23 gennaio 2020 il sindaco Dott. Giuseppe Valenzano esprimeva questo auspicio «che i cittadini di Rutigliano e specialmente i giovani… apprendano la lezione di sapienza e di maturazione sociale che deriva dal sacrificio del nostro concittadino che con generosità impegnò la sua vita a servizio della diffusione del Vangelo e fu eroico testimone della carità verso i piccoli, dei quali curava l’educazione come futuri cittadini di una comunità civile in pace».

 

                                             

Commenti  

 
0 # Carlo Coppola 2023-01-23 10:16
Caro Don Pasquale, come studioso della Causa Armena, la ringrazio per l'abnegazione.
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0 # Eddy Okhan 2023-01-23 09:33
Grazie don Pasquale per questi articoli
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