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Back Sei qui: Home Notizie Attualità C'è chi si scorda chi ha davvero scoperto l’archeologia a Rutigliano

C'è chi si scorda chi ha davvero scoperto l’archeologia a Rutigliano

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di Gianni Nicastro

Io non c’ero all’incontro sull’archeologia che si è tenuto sabato 18 giugno nella sala a piano terra di quello che dovrebbe essere un museo archeologico, ma che museo ancora non è. Ne ho letto stamattina la cronaca sulla Gazzetta del Mezzogiorno nella quale, in relazione a quello archeologico, è scritto che è un “Patrimonio portato alla luce grazie anche all’instancabile opera dei soci Archeoclub”.

Non so nell’incontro, ma nell’articolo della Gazzetta in nessun passaggio si ricorda Pippo Catamo, assuntore della soprintendenza negli anni settanta del secolo scorso, persona che ha scoperto gran parte del patrimonio archeologico che conosciamo.

L’Archeoclub, si legge nell’articolo in questione, “sorta nel 1973, grazie a un ‘manipolo’ di aitanti giovani, scoprì ben 15 zone archeologiche tra cui quella di Purgatorio”. Io so che la necropoli di contrada Purgatorio l’ha scoperta Pippo Catamo, uno dei fondatori dell’Archeoclub, che perlustrava il territorio, soprattutto le aree sulle quali anni dopo è stato apposto il vincolo archeologico, per controllare che gli enormi vomeri dei trattori da scasso non danneggiassero le testimonianze archeologiche.
archeologia-gazzetta-art  1Così è stata scoperta la necropoli di Purgatorio, grazie al sig. Catamo che fermò un trattore da scasso il cui vomero arpionò una enorme lastra di pietra. Il sig. Catamo stava lì, come spesso faceva quando veniva a sapere che gli enormi trattori da scasso si aggiravano nelle aree sotto le quali pensava ci fosse archeologia. Quando vide quella lastra Catamo allertò tutti, soprintendenza compresa. Questa è la storia che io so, che mi hanno raccontato e che Peppino Sorino potrebbe confermare visto che, spesso, accompagnava Pippo Catamo su quei luoghi.

La storia dell’archeologia a Rutigliano va scritta, non solo alla luce delle scoperte che hanno fatto emergere i tesori che conosciamo; va scritta anche per capire come mai una città con un così importante patrimonio archeologico non sia stata capace, dalla fine degli anni settanta fino ad oggi, di valorizzarlo e anche di tutelarlo. Se guardiamo alla fine che hanno fatto e fanno le aree archeologiche di Castiello, disseminate di frammenti archeologici triturati dagli scassi, altro che indignazione. Per non parlare della muraglia di Azezio, costruita dagli antichi “azetini” nel IV secolo a.C., consumata, distrutta, scempiata da invasive attività agricole. E qui l’indignazione si fa rabbia perchè a Castiello, nell'area archeologica, ci sono oltre 60.000 metri quadri di suoli già da anni di proprietà del pubblico demanio sui quali si potrebbe cominciare ad istituire il parco archeologico di Azetium.
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Un patrimonio inestimabile che, tra l’altro, è ancora tutto da scoprire, in modo particolare in contrada Purgatorio, dove è stata scoperta la necropoli, ma non la città che se ne serviva. E non credo che questa città sia là dove l’ha cercata “ArcheoRoute” (all’Annunziata e a San Martino). Credo che la città sia lì, vicino alla necropoli di contrada Purgatorio-Bigetti.

“In alcune parti marginali della stessa necropoli -scrive Ettore De Juliis1- sono venute alla luce porzioni dell’abitato di età arcaica, classica ed ellenistica. Esse consistono soprattutto in vani quadrangolari, formati da muri con fondazioni in pietre calcaree ed elevato in mattoni crudi, coperti da tegole” 2. Dunque "l'abitato" che ha dato origine alla necropoli è tutto ancora lì, da scoprire.

In altri comuni, di fronte a un simile patrimonio archeologico, gli amministratori farebbero il diavolo a quattro per scoprirne ancora, per valorizzare e tutelare i reperti e i luoghi dell'archeologia. Qui a Rutigliano ci accontentiamo delle passeggiate una volta ogni decennio, di qualche incontro o conferenza, niente di più.

Lo devo dire, a costo di sembrare spocchioso e irriverente: la classe dirigente e la “intellighenzia” di questo paese, passata e presente, non è stata, e non è, all’altezza del patrimonio archeologico della sua città. Prova ne è il fatto che non abbiamo ancora un museo archeologico degno di questo nome, nonostante decine di migliaia di reperti mai esposti; nonostante da anni esista un contenitore chiamato museo ma che, in realtà, funge da semplice contenitore culturale.

Se si vuole vedere l’archeologia di Rutigliano si deve andare al museo di Taranto, a quello di Santa Scolastica a Bari che, proprio l’anno scorso ha esposto vasi e crateri della necropoli di Purgatorio. Io ci sono stato e sono rimasto incantato anche dal video sugli scavi degli anni settanta che fecero emergere la necropoli. Come sono stato a Taranto quando, nel 2017, il museo ha allestito una mostra con reperti -vasi e gioielli- di Rutigliano e sempre della necropoli di Purgatorio.archeologia-gazzetta-art -2

In relazione al “patrimonio che giace nei depositi del MARTA di Taranto”, nel citato articolo della Gazzetta si legge che “la sezione dell’Archeoclub d’Italia, infatti annuncia (…) una raccolta di firme per sollecitare il ministro Franceschini ad intervenire”. Va benissimo la raccolta di firme, ritengo, però, che l’interlocutore principale non sia il ministro, ma l’amministrazione comunale per la semplice ragione che quello nostro è un museo archeologico “Civico”, comunale, non nazionale. Si potrebbe andare a chiedere qualche finanziamento, ma ci vorrebbe che si vada non con le firme, o non solo con le firme, ma con un serio progetto di gestione del museo, il che significa soldi stanziati nel bilancio del comune.

Abbiamo voluto il museo civico, ma nessuna amministrazione comunale ha voluto mai investirci una lira o un centesimo di euro in modo che, da Taranto, i reperti, quell'inestimabile patrimonio archeologico, potesse ritornare a Rutigliano.

Purtroppo il nostro è un museo civico, il museo archeologico nazionale è un treno che Rutigliano ha perso circa quarantacinque anni fa, un treno che è solo sfrecciato da Rutigliano, per fermarsi poi ad Egnazia, dove, appunto, c’è il museo nazionale con annesso parco archeologico.

Gioia del Colle ha il suo museo archeologico nazionale con parco archeologico a Monte Sannace, Ruvo di Puglia ha il suo museo archeologico nazionale a Palazzo Jatta; finanche Conversano ha il suo museo civico archeologico funzionante… A Rutigliano non solo non abbiamo il museo archeologico, quand’anche civico, sulla necropoli in contrada Purgatorio c’è una colata di terra, tendoni e plastica.

Abbiamo fatto gli scavi, sono venute alla luce oltre 400 tombe con corredi funerari dei più inestimabili al mondo, dopodiché abbiamo seppellito tutto, la necropoli e forse per sempre la possibilità di ulteriori scavi.
Al ministro Franceschini non raccontate questa storia, perché, indignato, potrebbe decidere di non ricevere nessuno da Rutigliano.

 

 

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1 Soprintendente della Puglia dal 1977 al 1985
2 Ettore M. De Juliis, “Storia della ricerca archeologica e degli studi” in Catalogo del Museo Nazionale di Taranto II, 2. Rutigliano 1. La necropoli di contrada Purgatorio. Scavo 1978, Scorpione Editrice, 2006.

 

 

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