Lama San Giorgio, novità interessanti sul fronte dello scarico della fogna depurata
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- Pubblicato Venerdì, 17 Giugno 2022 18:35
- Scritto da Gianni Nicastro
di Gianni Nicastro
L’11 giugno scorso dal sindaco di Triggiano Antonio Donatelli, il 13 successivo dal sindaco di Noicattaro Raimondo Innamorato, ieri dalla Gazzetta del Mezzogiorno, abbiamo saputo che i sette sindaci dei comuni che si affacciano sulle due lame hanno scritto alla regione Puglia per sollecitare l’istituzione del parco naturale lama San Giorgio-Giotta, il cui iter legislativo è fermo da circa quindici anni. Tra i comuni interessati al parco c’è anche Rutigliano, che vede il suo territorio attraversato dalle due lame.
Ricordo al sindaco di Rutigliano che sulla questione parco naturale lui, in qualità di consigliere della Città metropolitana di Bari, quando era consigliere comunale di opposizione nel suo comune, insieme all’allora sindaco Roberto Romagno, l’8 aprile 2019 si è fatto promotore di una importante proposta: emendare il disegno di legge di istituzione del parco naturale nel senso di cancellare, dallo stesso disegno, tutti i riferimenti allo scarico dei reflui dei depuratori nella lama San Giorgio, quindi nel parco naturale.
Emendamenti messi nelle mani di Giuseppe Valenzano e Roberto Romagno dal comitato Salviamo Lama San Giorgio e che loro hanno codificato in una lettera (qui) inviata alla Città metropolitana di Bari, dove era stato istituito un tavolo tecnico per le osservazioni a quel disegno di legge. I due emendamenti sono stati approvati all’unanimità da quel tavolo tecnico, intorno al quale sedevano tutti gli enti interessati dall’istituzione del parco, come si evince dal verbale del 9 aprile 2019 (qui).
Ricordo all’attuale sindaco quell’importante risultato perché lo faccia valere in ogni sede di confronto e decisione sull’istituendo parco naturale, se non altro perché quell’importante risultato porta anche la sua firma.
Condizione ambientale non ottemperata
Sul fronte scarico reflui nella lama a Rutigliano faccio notare un interessante risvolto circa l’ottemperanza delle condizioni ambientali imposte del comitato VIA regionale all’Acquedotto pugliese (AQP) a fronte del parere favorevole in sede di assoggettabilità VIA con esclusione della procedura VIA vera e propria.
Il comitato VIA regionale l’11 gennaio 2021 ha posto una serie di condizioni ambientali la prima delle quali è in relazione all’esistenza di pozzi artesiani vicino al punto di scarico. Dal parere espresso nella seduta dell’1 febbraio 2022 relativa alla “Verifica ottemperanza documentale”, si evince che il comitato VIA regionale ha riscontrato la non ottemperanza di cinque condizioni ambientali da parte dell’AQP. Quella più importante è la prima posta a gennaio del 2021 (qui), relativa ai pozzi artesiani.
In sostanza, l’AQP avrebbe dovuto dimostrare “in maniera inoppugnabile il rispetto delle distanze dello scarico in Lama San Giorgio delle fasce di rispetto da opere di captazione di acque sotterranee destinate al consumo umano (500m) e da opere di captazione di acque sotterranee destinate ad uso irriguo e domestico (250m) (vedi Osservazioni Comune di Rutigliano, prot. n. 0007831 del 18.06.2020)”, si legge nella condizione ambientale.
L’AQP a questa condizione ha risposto di aver redatto una cartografia “nella quale è stata rappresentata la carta idrogeologica con l’ubicazione dei pozzi limitrofi esistenti e/o da dismettere. In particolare è stato identificato un pozzo ad uso irriguo di proprietà privata (…), ricadente nella fascia di rispetto dei 250 m, che sarà acquisito da AQP per mezzo di procedura espropriativa- come da piano particellare di esproprio trasmesso nelle integrazioni di gennaio 2022- e dismesso prima dell’entrata in funzione delle opere e dello scarico”. Per l’AQP, quindi, un pozzo privato preesistente (2008) alla decisione di portare in lama, in quel punto, lo scarico dei reflui, deve essere espropriato e chiuso.
Il comitato VIA regionale a questa indicazione dell’AQP, a febbraio scorso, ha risposto picche. “Preso atto della cartografia -scrive il comitato VIA nella sua valutazione (qui)- e del piano particellare di esproprio trasmessi, nonché delle dichiarazioni del Proponente, richiamata la condizione ambientale, si ritiene – attesa l’esistenza del pozzo - che la condizione non possa ritenersi ottemperata. La stessa potrà dichiararsi ottemperata solo se sarà dimostrata l’inesistenza di pozzi finalizzati alla captazione di acque sotterranee all’interno delle fasce di rispetto ex R.R. 13/2017 art.9”.
In sostanza, l’AQP non ha ottemperato alla condizione ambientale ritengo più importante e, da come l’ha posta il comitato VIA, quella condizione non può essere in nessun modo ottemperata perché il pozzo esiste davvero ed è a 120 metri dal punto di scarico della fogna depurata, come lo stesso AQP ha certificato. Il comitato VIA ha, dunque, rigettato al mittente il tentativo di ottemperare la condizione ambientale sui pozzi con l’esproprio e la chiusura.
Cosa succede adesso?
Nella seduta dell’11 gennaio 2021 il Comitato ha formulato “il proprio parere di competenza (…) ritenendo che il progetto possa essere escluso dalla procedura di Valutazione di Impatto Ambientale nell'ottemperanza delle seguenti condizioni ambientali…”. Dal momento che l’AQP non ha ottemperato alla condizione ambientale più importante, quella sui pozzi, dovrebbe essere pacifico che il comitato VIA ritiri il parere favorevole e imponga ai due progetti, o almeno a quello che riguarda lo scarico del troppo pieno nella lama a Rutigliano, la procedura di valutazione di impatto ambientale.
Insomma, le cose sembra si stiano complicando per l’AQP. Sottoporre i due progetti, o uno di questi, alla procedura VIA significa cominciare tutto da capo; fare istanza di procedura VIA, depositare i progetti all’albo pretorio dei comuni interessati (Casamassima e Rutigliano), avviare l’iter di consultazione con gli enti e delle osservazioni da parte di tutti i soggetti in campo (comuni, enti, associazioni, cittadini…). E comunque, rimarrebbe lo scoglio, direi insormontabile, della presenza di un pozzo ad uso irriguo molto dentro al raggio di 250 metri dal punto di scarico della “fogna pubblica”.
Aver posto il problema dei pozzi è stato strategico.