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122 anni dalla morte di P. Francesco Divittorio, Rutigliano lo ricorda

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padre-f divittorio

 

A 122 anni dalla sua morte Rutigliano ricorda il
P. Francesco Paolo Divittorio ofm, martire in Armenia

Sac Pasquale Pirulli

Caro P. Francesco Paolo,
indirizzo questa lettera alla casa dei Frati Francescani Minori di Mugiuk Deresi anche se ormai la presenza dei tuoi confratelli è quasi del tutto scomparsa in questa regione della Cilicia che già aveva visto all’opera ed era stata bagnata dal sangue del tuo beato confratello P. Salvatore Lilli e dei suoi dieci fedeli appena venticinque anni prima della tua presenza in questi luoghi ai piedi della catena montuosa del Tauro. Questo è un indirizzo suggerito più da una motivazione spirituale che da un riferimento concreto perché ormai anche la tua storia è stata velata dal tempo che  travolge non solo i fatti ma anche la loro memoria. Penso che dopo aver trascorso tanto tempo a ripercorrere le tue orme, che partendo dal paese natio di Rutigliano ti hanno portato prima in Palestina e poi in diversi paesi della Turchia, possa indirizzarti una breve lettera e la inizierei con la familiare espressione del tuo confratello P. Nunzio Del Vecchio, anche lui nativo di Rutigliano, che il 29 agosto 1907 ti scriveva “Carissimo Cecco” e poi si lasciava andare al commosso  ricordo del suo paese natio: “Ora che già ti credo nella bella Rutigliano (bella, perché è la nostra terra, è il nostro nido, l’abbiamo conosciuto per primo) ti scrivo con preghiera di salutare tutti i miei parenti ed amici”.

    La tua nascita è registrata al numero 329 del registro delle nascite del Comune di Rutigliano dell’anno 1882:
«L’anno 1882 addì 30 di Ottobre ad ore antimeridiane sette e minuti trenta nella casa comunale avanti a me MICHELE TROIANO Sindaco Ufficiale dello Stato Civile del Comune di Rutigliano è comparso LUCA DIVITTORIO di anni trenta, contadino, residente in Rutigliano, il quale mi ha dichairato che alle pomeridiane undici e minuti trenta del dì ventinove del suddetto mese, nella casa posta in vico primo San Cusmano al numero undici, da ANTONIA ROSA MARZOVILLA, sua moglie, contadina, seco lui convivente, è nato un bambino di sesso mascolino che gli mi presenta e a cui dà il nome di FRANCESCO PAOLO.
    A quanto sopra e a questo atto sono stati presenti quali testimoni Vito Stefano Orlando, di anni sessantotto contadino, e Paolo Sanitate, di anni ventidue contadino, entrambi residenti in questo comune.
    Letto il presente atto agli intervenuti si è da me solo sottoscritto per avermi asserito gli stessi essere analfabeti».

Beh, ho ritrovato il tuo nome anche nella pagina n. 927 del registro dei battesimi, compilato dal Rev.mo Arciprete Curato D. Giovanni Vito Chiaia il 1° novembre 1882, quando è registrato il tuo battesimo quale primogenito dei coniugi Luca Divittorio di Francesco Paolo e di Cosima Palumbo, e di Antonia Rosa Marzovilla del fu Giovanni Battista e di Grazia Valenzano, nato alle ore 23,30 del 29 ottobre. Sono tuoi padrini Michele Avella e la sua sposa Grazia Maurantonio. Secondo le usanze del tempo il vescovo della diocesi di Conversano  ti amministra la S. Cresima il 13 marzo 1884 e ti è padrino il canonico Pietro Losito (1835-1889).

 Dovevi essere un frugoletto abbastanza vivace se riesci a superare tre incidenti quale è l’essere in vestito da un carro agricolo il primo e il rischio di precipitare in una cisterna e infine la caduta da un carro agricolo che perde una ruota. La mamma invoca la protezione di S. Francesco di Paola e a lui ti affida rivestendoti del suo abito sul quale campeggia la parola CHARITAS. Frequenti la scuola elementare presso l’ex convento dei frati domenicani e la visita a Rutigliano del P. Nunzio Del Vecchio (10.10. 1867- 8.08.1927) ti aiuta a scoprire la tua vocazione religiosa francescana e così con grande sacrificio della tua famiglia (dovevi aiutare il papà nel lavoro dei campi!) puoi lasciare il tuo paese natio. Nell’attesa della partenza per la lontana Terra Santa apprendi i primi rudimenti della lingua latina dal Can. D. Giovanni Sorino e poi insieme ai tuoi amici Cleofa Lucarelli, Pietro Lamparelli e Luigi Gassi con la guida di fra Corrado da Capurso raggiungi il porto di Napoli.

Dopo la traversata del «Mare nostrum» sbarcate ad Haifa e vi dirigete al convento francescano presso il santuario eucaristico di Emmaus. Sai, ho ritrovato una foto di un gruppo di fratini di quegli anni ma non sono riuscito a individuare il tuo volto. Insieme ai tuoi amici ti impegni nello studio delle diverse materie scolastiche e poi ti incammini con entusiasmo nel vivere la spiritualità francescana molto attenta alla umanità di Gesù che tu riscopri nei diversi santuari. Purtroppo la tua vocazione è messa alla prova dalla notizia che ti giunge da Rutigliano della morte del tuo caro papà Luca, avvenuta alle ore 21 e minuti trenta del 17 giugno 1899 e registrata al numero 115 degli Atti di Morte alle ore antimeridiane otto e minuti venti del giorno dopo dal sindaco Francesco Suglia, e  dalla richiesta della tua mamma di ritornare in famiglia per provvedere al sostentamento delle quattro sorelline. Tu rispondi: «Mamma, mi avete consacrato a Dio, e di Dio vorrò essere!».   

padre-f divittorio-1Gli studi religiosi di liceo filosofia e teologia ti portano a Nazareth e poi a Betlemme e a Gerusalemme. Mi dispiace non conoscere le tue emozioni di fede e di preghiera dinanzi ai misteri dell’Annunciazione (Nazareth) della nascita del Bambino Gesù (Betlemme) e della passione e risurrezione (Gerusalemme). Per tre anni sei a Betlemme per il liceo e  poi a Nazareth per il noviziato, Dalla tua scheda biografica vengo a conoscere che il 17 settembre 1899 insieme ai tuoi confratelli Cleofa, Pietro e Luigi fai i voti semplici e poi il 19 settembre 1902 emetti i voti solenni.  Nell’anno 1906 sei al convento di S. Caterina in Alessandria di Egitto per studiare S. Eloquenza e finalmente il 22 settembre 1906 sei ordinato presbitero. Hai la possibilità di rientrare a Rutigliano nell’estate dell’anno dopo e sei accompagnato nel viaggio dalle lettere del tuo amico P. Nunzio Del Vecchio il quale il 23 luglio 1907 ti augura che la sosta in Puglia sia fruttuosa di nuove vocazioni per la Terra Santa e ti raccomanda: «Ora divertiti e quando ritorni, so che vuoi andare in Armenia, passi da qui per qualche giorno». Nella seconda lettera del 29 agosto 1907 P. Nunzio ritorna a sollecitarti perché tu possa ritornare con ragazzi che aspirano alla vita religiosa e tu nel tuo ritorno sarai accompagnato dai giovani Mariano Dell’Era e Giacomo Meliota. Non siamo riusciti a trovare una immaginetta della celebrazione della tua prima Santa Messa a Rutigliano che certamente è stato un evento di commossa gioia per te e per la tua famiglia.  Nel ritorno in Terra Santa ti raggiunge il biglietto dell’obbedienza firmato dal P. Custode Fr. Roberto Razzoli il 17 novembre 1907 il quale ti comanda di “recarti subito al nostro Ospizio di Marasc ove lo collochiamo di famiglia come studente di lingua turca”.  Beh a Marasc i francescani hanno la parrocchia e poi anche la scuola per i bambini aperta con un firmano del Sultano di Costantinopoli il 27 ottobre 1872. Sono anni di studio e riesci ad impadronirti della lingua turca tanto che scrivendo  il 4 novembre  1910 al tuo amico Sarkis concludi con queste parole nel N.B.; «Se volete scrivermi in turco, scrivetemi pure, e io vi risponderò in turco, perché trovo più facilità in turco che non in francese».  Nel convento di Marasc è ancora vivo per te il ricordo del confratello P. Salvatore Lilli, nato a Cappadocia de L’Aquila il 19 giugno 1853, che vi ha operato per quindici anni fino al 1894 anno in cui ha raggiunto la missione di Mugiuk Deresì dove è stato ucciso per la fede di Cristo il 22 novembre 1895. Nell’anno1911 i superiori ti nominano coadiutore parrocchiale, assistente del Terzo Ordine e penitenziere. Il 12 settembre 1914 sei alla missione di Jenige-kalè e poi il 22 novembre 1914 il custode di Terra Santa Fr. Serafino Cimino ti nomina superiore a parroco della comunità di Cars-Pazar nella provincia di Adana. Purtroppo il tuo lavoro pastorale è interrotto dallo scoppio della prima guerra mondiale e così sei rinchiuso nel campo di concentramento di Mersin. Riesci sfuggire alla sorveglianza e con un passaggio di un piroscafo italiano (dicevi alle tue sorelle che ti eri nascosto tra le balle di bambagia! e non ti avevano ferito le punte delle baionette dei soldati ispettori) raggiugi il porto di Napoli.  È il tuo confratello P. Dionisio Stopponi a certificare la tua identità con una dichiarazione firmata il 15 novembre 1915. Non sei arruolato e mandato sulle rive del Piave perché figlio orfano di padre e allora dopo una breve visita a Rutigliano riparti per Alessandria di Egitto dove il 5 agosto 1916 il Vice Console  ti rilascia il lasciapassare per raggiungere Porto Said e il convento della Madonna in Muski. Hai la delicatezza di indirizzare una affettuosa lettera alla tua mamma e alle tue sorelle dicendo che grazie alla protezione di S. Antonio di Padova, eletto patrono della Custodia di Terra Santa, tu sei «felice ed beato», hai salutato l’amico P. Luigi Gassi  e mandi saluti ai tuoi cognati Giambattista Jaffaldano e Vito Scarpella.

Alla fine della guerra mondiale il Discretorio della Custodia di Terra Santa tenuto nei giorni 4-6 settembre 1919, con la comunicazione del P. Custode Fr. Ferdinando Diotallevi ti nomina parroco e direttore dell’orfanotrofio di Mugiuk Deresi e ti affianca i due confratelli Alfredo Dollentz e Salvatore Sabatini. Salutando il tuo confratello Fr. Eutimio Castellani gli dici : "Andiamo al martirio!”: è la tua profezia! Il vostro lavoro missionario viene così descritto dal P. Ferdinando Diotallevi nella sua circolare n. 6 del 14 settembre 1920: «Questi tre nostri confratelli nel Settembre del 1919 furono destinati alla nostra Missione di Mugiuk Deresi, che durante la guerra era stata pressoché distrutta insieme alla Cristianità, che la Custodia di Terra Santa a costo di qualsiasi sacrificio doveva e voleva rialzare. Infatti ritornatevi le famiglie cristiane superstiti, la Custodia provvide loro il necessario dando dei mezzi di guadagnare  e campare onestamente la vita. Si aprì ancora subito un Orfanotrofio per gli sventurati orfanelli  che presto ascesero al numero di trenta. I nostri tre, da provetti missionari, dividevano gioie e dolori con i loro cristiani, per i quali erano padri, medici, farmacisti, maestri, sacerdoti, non essendovi altra autorità che quella del Missionario».  Conoscendo bene la Turchia non ti nascondi il pericolo derivante dalla politica di revanche  del movimento dei Giovani Turchi, guidati da Kemal Pascia (Ataturk): salvare la nazione turca eliminando ogni nemico esterno (russi, francesi, inglesi, ecc.) e interno (il popolo armeno che è cristiano e i cristiani) e recuperare l’unità e il prestigio nazionale intorno ad una sola fede, quella islamica. Questa è la spiegazione dei moti hamidiani  dell’anno 1895, dei massacri di Adana dell’aprile 1909 raccontati anche dal tuo con fratello Fr. Apadre-f divittorio-2lberto Amarisse in una lettera del 28 aprile e di cui tu eri stato testimone, e del drammatico genocidio del popolo armeno iniziato il 24 aprile 1915 con 1 milione e mezzo di vittime.

Purtroppo nel 1919 in Cilicia ci fu l’avvicendamento tra gli Inglesi ed i Francesi  ma i primi lasciarono che le loro armi fossero requisite dai Turchi i quali, seguendo il programma dei Giovani Turchi, si opposero allo smembramento dell’Anatolia e attaccarono i Francesi e gli Armeni. Il centro dell’attacco ai Francesi e agli Armeni, vera  jihad,  fu il distretto di Marasc e nella lotta perirono 300 soldati francesi e 6000 armeni. Ti raggiungono le notizie drammatiche degli attacchi a Marasc (c’è il parroco Materno Muré e Fr. Giuseppe Akillian che guidano la fuga verso Adana dei cristiani), a Scekli, a Donkalé (muore il tuo confratello P. Stefano Jalincatian). Purtroppo devi lamentare che il capitano francese Fontaine non ha ben valutato il pericolo e così siete rimasti senza alcuna difesa di fronte al pericolo dei turchi che sono bene armati e organizzati in bande (Ciatà). Tu pur avvertendo il pericolo continui nel tuo impegno pastorale anche perché hai buoni rapporti con tutti, anche con i musulmani. Non puoi lasciare le tue pecorelle senza il pastore! Forse ti sostiene anche il ricordo del martirio del beato Salvatore Lilli e certamente qualche volta ti sei recato alla valle in cui era stato ucciso con i suoi dieci fedeli cristiani. I rapporti epistolari con il centro della Custodia di Terra Santa sono alquanto difficili in questa convulsa e drammatica situazione politica e soltanto in data 3 luglio 1920 Fr. Ferdinando Diotallevi annota nel suo diario: «Mentre la S. Congregazione così decideva il 14 giugno, alla Custodia arrivava l’annuncio che altri cinque religiosi erano stati massacrati in Cilicia»... Finalmente lo stesso P. Custode in data 14 settembre  con la Circolare n. 6  diffonde la notizia del tuo eccidio e degli altri sei confratelli: Fr. Alfredo Dollentz, Fr. Salvatore Sabatini, P. Alberto Amarisse, P. Stefano Jalincatjan, Fr. Giuseppe Achllian e P. Leopoardo Bellucci.

 Egli scrive: «Di giorno in giorno, di mese in mese aspettavamo ansiosi qualche lieta novella che dissipasse le nostre agitazioni ed angustie, ch’erano altresì le vostre; ma il lungo tempo trascorso invece di portarci notizie almeno dubitative, ce ne ha recato sempre più dolorose sulla sorte dei nostri Confratelli, che in questi ultimi tempi in modo vario subirono la morte nelle missioni della S. Custodia per essere Cristiani, Cattolici e Francescani. Non essendoci stato possibile di recarci nelle nostre desolate missioni dell’Armenia, quantunque facessimo ogni sforzo per spingerci là, ripetutamente rivolgemmo istanze calorose a numerose ed autorevoli persone per ragguagliarci della sorte dei nostri Confratelli, e tutti unanimemente  ci confermarono, anche con dettagliate narrazioni che i nostri Confratelli perirono nel campo della loro azione apostolica, soldati fedeli alla consegna di morire per Gesù Cristo e per il loro gregge».

Dopo aver sinteticamente descritto il vostro impegnativo lavoro pastorale tra i cristiani e a favore delle famiglie di Mugiuk Deresi prendendovi cura dei trenta orfanelli, il P. Custode racconta la vostra morte gloriosa per la fede di Cristo:
«Allo scoppiar dei massacri del passato Gennaio tremarono i nostri paventando non tanto per sé quanto per i loro orfani e cristiani. Ma giunse a rincuorarli un musulmano, un certo Louimen Ogli Alì, che recatosi all’Ospizio con apparenza amica e salvatrice invitò i nostri Confratelli di recarsi unitamente agli orfani con tutti gli oggetti che potevano trasportare, nella sua casa non molto distante, ove avrebbero trovato asilo sicuro, anzi dispose ancora dei locali per accogliere alla meglio, tutti i Cristiani.padre-f divittorio-3
Grati del cortese invito aderirono i nostri, ed insieme agli orfani ed ai cristiani si recarono con le loro masserizie alla casa ospitale, nella quale presero un modesto desinare.
Non appena ebbero trangugiato quei pochi bocconi, intrattenendosi i Religiosi in una camera a parlare col musulmano, dal di fuori echeggiarono sinistri colpi di fucile. Stupito il P. Francesco dai pericolosi rumori, chiese all’ospitale padrone la ragione di quella fucileria. Allora il turco smascherando l’ignominiosa e vigliacca insidia, per tutta risposta estrasse un revolver, e con replicati colpi uccise gli inermi nostri Confratelli, mentre la marmaglia inferocita, per antecedente accordo preso, continuava al di fuori il massacro dei nostri orfani e dei nostri cristiani fino a trucidarli tutti. Poi saccheggiarono la Chiesa, l’Ospizio, le case dei cristiani, incendiando finalmente quanto restava. Secondo quello che ci viene riferito, ciò accadde il 23 di Gennaio, e mentre da noi si festeggiava lo Sposalizio di Maria SAS., i nostri Confratelli volavano a celebrare le nozze in Cielo».

Le solenni esequie furono celebrate nella basilica del S. Salvatore dal Rev.mo P. Custode Fr. Ferdinando Diotallevi . Il P. Bernardino Devoti nella sua epigrafe in lingua latina, posta all’ingresso, sottolineava che  a voi tutti sacerdoti e laici francescani della Terra Santa «A turcis et saracenis propter Christum varie necatis iusta funebria persolvunt sodales sibi non ipsis moerentes».  Il catafalco funebre, in assenza delle vostre bare, esponeva sentenze di speranza cristiana che celebravano il vostro martirio: «Gloriosum sanguinem fuderunt pro Domino, amaverunmt Christum in vita sua, imitati sunt eum in morte sua». La solenne orazione funebre commemorativa fu tenuta dal P. Teodosio Somigli e dopo fu data alle stampe.
La cortesia dei tuoi confratelli P. Fr. Narcyz Klimas ofm, archivista della Custodia di Terra Santa, e di P. Fr. Lionel Goh ofm, direttore della biblioteca generale CTS, hanno messo a disposizione questa preziosa documentazione insieme a tutto ciò che rimane della tua memoria: documenti di identità, qualche lettera, con qualche foto che ti ritrae nell’orto del convento e nella campagna di Marasc.  
 
Alla fine tante  domande rimangono senza risposta: i vostri corpi che fine hanno fatto? C’è stata una tomba comune oppure, ad eliminare qualsiasi traccia della strage, i cadaveri sono stati bruciati? Le autorità hanno svolto una inchiesta sui fatti? Oltre il turco Loimen Oglu Alì Afendi ci sono altri colpevoli della strage di Mugiuk Deresì? Sui fatti drammatici del distretto di Marasc si è svolta mai una inchiesta giudiziaria?
La Dott.ssa Genni Fortunato, assistente dell’ambasciatore della Repubblica di Armenia presso la Santa Sede e il Sovrano Ordine di Malta, S. E. Garen Nazarian, il 23 gennaio 2020 mi rispondeva laconicamente: «Purtroppo l’ambasciata non dispone delle informazioni da lei richieste in merito ai 30 bambini trucidati il 23 gennaio 1920 insieme a Padre Francesco Paolo Di Vittorio, Frate Alfredo Dollentz, Frate Salvatore Sabatini e alle eventuali inchieste giudiziarie nei confronti dei colpevoli».  

Permetti che ti dica che il tuo ricordo e quello dei tuoi confratelli è rimasto sempre vivo  sia nei tuoi confratelli della CTS sia nel tuo paese di origine. Il secondo numero della rivista “Terra Santa” del febbraio 1921 racconta il vostro martirio nell’articolo «I nostri martiri»  e poi anche il tuo confratello P. Fr. Giovanni Crisostomo Guzzo nella sua opera dal titolo “Il Libro d’oro dei Francescani in Terra Santa – Venezia 1939” ha un capitolo a voi dedicato «I Martiri dell’Armenia 1920». Per quanto riguarda il tuo paese natio di Rutigliano annoto che il 27 giugno 1970 ci fu nella Chiesa Madre di Santa Maria della Colonna una solenne celebrazione eucaristica presieduta dall’arciprete Mons. Pasquale Boccuzzi con la partecipazione dei tuoi due nipoti sacerdoti P. Fr. Francesco Vito Gagliardi e Sac. D. Antonio Lombardo che non ti hanno conosciuto. Sarà poi P. Francesco Vito Gagliardi, anche lui religioso della CTS, nell’anno 1974 a raccontare la vostra storia  nel libro «Sangue in Cilicia – Il Servo di Dio P. Francesco Divittorio e Compagni Francescani martirizzati in Armenia». Sempre a Rutigliano l’amministrazione comunale presieduta dal sindaco Dott. Antonio Meliota il 16 marzo 1972 approva con delibera unanime del consiglio comunale la proposta fatta dall’assessore Ing. Nicola Lucarelli di intitolare una  strada  «A padre Francesco Divittorio, nobile figura di Missionario e di Martire a cui Rutigliano si onora di aver dato i natali, trucidato in Turchia, nella missione di Mugiuk Deresi, il 23 gennaio 1920, mentre si dedicava alla protezione e all’educazione degli orfanelli».  Il 26 giugno 1974, durante la presentazione del volume scritto dal tuo nipote P. Francesco Vito Gagliardi il sindaco del tempo Dott. Pasquale Moccia ti ricordava con queste parole: «Il pensiero della sua fine gloriosa sul campo del dovere, ove il nostro concittadino, versando il suo sangue , che è pure sangue nostro, fa sentire nel nostro cuore tutto l’orgoglio del suo sacrificio. Ricordiamolo sempre questo santo missionario e sia per noi tutti esempio di vita vissuta con austerità di carattere e fermezza di sacrificio, da cui trarre incitamento e forze da apprendere».

Dopo un periodo di quiescenza sui fatti di Armenia e sul sacrificio dei tuoi confratelli, segnato dal negazionismo turco, la beatificazione del P. Salvatore Lilli, trucidato nei dintorni di Mugiuk Deresi il 22 novembre 1895, avvenuta il 3 ottobre 1982,  ricorrenza del VII Centenario della morte di S. Francesco d’Assisi, ha richiamato l’attenzione sulle missioni francescane di Armenia segnate dal sangue del martirio.

Ultimamente, nella ricorrenza del primo centenario del tuo sacrificio per la fede cristiana e per la carità pastorale verso i cristiani armeni, e dei tuoi confratelli la Diocesi di Conversano-Monopoli ha celebrato una solenne eucaristia nella chiesa che ti vide il 1° novembre 1882 diventare figlio di Dio al fonte battesimale e che dopo nell’estate del 1907 ti vide ascendere l’altare maggiore per la prima Messa circondato dall’affetto della tua mamma e delle quattro sorelle. Da parte mia ho raccolte le superstiti informazioni sulla tua vita e con la doverosa collaborazione dell’amministrazione comunale ho stampato un volume commemorativo. Mi dispiace soltanto non poterlo deporre sulla tua tomba, se mai ne esiste una, e allora ho consegnato alcune copie al P. Francesco Patton ofm, attuale presidente della tua amata Custodia di Terra Santa. Mi auguro soltanto che vada in porto l’iniziativa da me promossa di raccogliere le firme per la petizione nella quale si chiede al vescovo Mons. Giuseppe Favale al Ministro della Provincia dei Frati Minori di Puglia e Molise e al P. Custode di Terra Santa la ripresa della causa super martyrio di tutti voi che avete irrorato con il vostro sangue la fertile terra cristiana dell’Armenia.

 

 

 

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