La costruzione della pace: dialogo, educazione e lavoro
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- Pubblicato Giovedì, 30 Dicembre 2021 12:00
- Scritto da Sac. Pasquale Pirulli
Sac. Pasquale Pirulli
Per la LV Giornata Mondiale della Pace, che si celebra il primo giorno del nuovo anno 2022, papa Francesco ripete l’invito del profeta Isaia: ”Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annuncia la pace” (Is 52,7). Questo annuncio di pace è rivolto al popolo ebraico che, secondo il profeta Baruc “si trova in terra straniera, è diventato vecchio, si è contaminato con i morti e sta scendendo agli inferi” (cf Baruc 3,10-11).
La situazione attuale del mondo non conosce “il cammino della pace” perché ci sono guerre e conflitti, malattie pandemiche, le negative conseguenze del cambiamento climatico e del degrado ambientale e poi ancora i disastri del modello economico individualistico. Il messaggio di pace è augurio e speranza per tutti.
Per realizzare la pace c’è bisogno di un’«architettura», affidata alle istituzioni pubbliche, e anche di un «artigianato», che deve coinvolgere ognuno.
Il papa per la costruzione di una pace duratura propone tre vie : il dialogo tra le generazioni per realizzare progetti condivisi, l’educazione per promuovere libertà responsabilità e sviluppo, e il lavoro che fonda la dignità della persona umana.
Dinanzi alla drammatica realtà odierna, condizionata dalla pandemia, c’è la tentazione a rifugiarsi in un mondo privato oppure a reagire con la distruzione. Il papa propone la via del dialogo che rende possibile il recupero della fiducia reciproca. Nella crisi di solitudine degli anziani e di impotenza dei giovani ci sono stati atti generosi di compassione, di condivisione e di solidarietà Da qui deriva l’invito al dialogo tra le generazioni, che sono state divise anche dallo sviluppo tecnologico. “Dialogare significa ascoltarsi, confrontarsi, accordarsi e camminare insieme.” C’è bisogno per seminare la pace dell’alleanza tra giovani ed anziani: “Da un lato, i giovani hanno bisogno dell’esperienza esistenziale, sapienziale e spirituale degli anziani; dall’altro, gli anziani necessitano del sostegno, dell’affetto, della creatività e del dinamismo dei giovani”. Per una politica di pace “che non si accontenta di amministrare l’esistente <<con rattoppi e soluzioni veloci>> , ma che propone progetti condivisi e sostenibili, c’è bisogno del dialogo tra i custodi della memoria (gli anziani) e quelli che portano avanti la storia (i giovani). Il dialogo intergenerazionale per mette di “essere ben radicati nel presente, e da questa posizione, frequentare il passato e il futuro: frequentare il passato, pe rimparare dalla storia e per guarire le ferite che a volte ci condizionano; frequentare il futuro, per alimentare l’entusiasmo, far germogliare i sogni, suscitare profezie, fari fiorire le speranze. In questo modo, uniti, imparare gli uni dagli altri. Senza le radici, come potrebbero gli alberi crescere e produrre frutti?”. Nella cura della casa comune è necessaria la collaborazione tra anziani e giovani perché “l’ambiente è un prestito che ogni generazione riceve e deve trasmettere alla generazione successiva”.
Papa Francesco individua nell’istruzione e nell’educazione i «motori della pace». Non può fare a meno di denunziare la diminuzione a livello mondiale del bilancio per l’istruzione e l’educazione, che sono “i vettori primari dello sviluppo integrale”, i mezzi indispensabili per la difesa e la promozione della pace. Egli insiste perché le autorità responsabili “elaborino politiche economiche che prevedano un’inversione del rapporto tra gli investimenti pubblici nell’educazione e i fondi destinati agli armamenti”. Dal disarmo potrebbero derivare le risorse finanziarie da impiegare “per la salute, la scuola, le infrastrutture, la cura del territorio e così via”.
Una particolare attenzione deve essere riservata alla promozione della cultura perché “Un Paese cresce quando dialogano in modo costruttivo le sue diverse ricchezze culturali: la cultura popolare, la cultura universitaria, la cultura giovanile, la cultura artistica e la cultura tecnologica, la cultura economica e la cultura della famiglia, e la cultura dei media”. È urgente un nuovo paradigma culturale per mezzo di “un patto educativo globale” in cui tutti si sentono impegnati a promuovere “l’educazione all’ecologia integrale, secondo un modello culturale di pace, di sviluppo e di sostenibilità, incentrato sulla fraternità e sull’alleanza tra gli uomini e l’ambiente".
Attraverso l’istruzione e l’educazione, con una specifica preparazione, le giovani generazioni si preparano ad entrare nel mondo del lavoro. Per il papa il lavoro “è un fattore indispensabile per costruire e preservare la pace”. Ecco la definizione del lavoro secondo papa Francesco: “Esso è espressione di sé e dei propri doni, ma anche impegno, fatica, collaborazione con altri, perché si lavora sempre con o per qualcuno. In questa prospettiva marcatamente sociale, il lavoro è il luogo dove impariamo a dare il nostro contributo per un mondo più vivibile e bello”.
La pandemia da Covid-19 ha avut o conseguenze drammatiche per il mondo del lavoro: imprese fallite, lavoratori precari sul lastrico, regressione nell’apprendimento a causa dell’istruzione a distanza, disoccupazione. Quanto mai drammatica la situazione dei lavoratori migranti: “molti di loro non sono riconosciuti dalle leggi nazionali, come se non esistessero; vivono in condizioni molto precarie per sé e per le loro famiglie, esposti a varie forme di schiavitù e privi di un sistema di Welfare che li protegga”. A ciò si aggiunge la violenza della criminalità organizzata che avvelena l’economia e impedisce lo sviluppo del bene comune.
A fronteggiare questa situazione drammatica si impone “un ampliamento delle opportunità di un lavoro dignitoso”. Papa Francesco esprime qualche perplessità sulla tendenza a “sostituire sempre più il lavoro umano con il progresso tecnologico; così facendo l’umanità danneggerebbe se stessa”. Per il papa: “Il lavoro è una necessità, è parte del senso della vita su questa terra, via di maturazione, di sviluppo umano e di realizzazione personale”. Ne deriva l’impegno a creare le condizioni nelle quali “ ogni essere umano in età lavorativa abbia la possibilità, con il proprio lavoro, di contribuire alla vita della famiglia e della società”. Ci si augura che “in tutto il mondo si promuovano condizioni lavorative decenti e dignitose, m orientate al bene comune alla salvaguardia del creato”.
Un ruolo decisivo è quello dell’imprenditoria che oltre che libera deve ispirarsi ad una responsabilità sociale, superando il criterio guida del profitto. Ci si augura che si moltiplichino le iniziative che rispettino i diritti fondamentali dei lavoratori e delle lavoratrici. A questo fine si richiama la responsabilità degli imprenditori che, consapevoli del loro ruolo sociale, creano “luoghi in cui si esercita la dignità umana, partecipando così alla costruzione della pace”.
Spetta anche alla politica un ruolo attivo “favorendo l’equilibrio tra libertà economica e giustizia sociale”. Il papa invita lavoratori e imprenditori a non trascurare i sicuri orientamenti della dottrina sociale della Chiesa.
Nella conclusione del suo messaggio il papa rivolge il suo ringraziamento a quelli che in questo periodo di pandemia “si sono impegnati e continuano a dedicarsi con generosità e responsabilità per garantir4e l’istruzione, la scurezza e la tutela dei diritti, per fornire le cure mediche, per agevolare l’incontro tra familiari e ammalati, per garantire sostegno economico alle persone indigenti o che hanno perso il lavoro”.
A tutti l’invito a camminare sulla via della pace: “Ai governanti e a quanti hanno responsabilità politiche e sociali, ai pastori e agli animatori delle comunità ecclesiali, come pure a tutti gli uomini e le donne di buona volontà, faccio appello affinché camminiamo su queste tre strade: il dialogo tra le generazioni, l’educazione e il lavoro. Con coraggio e creatività. E che siano sempre più numerosi coloro che, senza far rumore, con umiltà w tenacia, si fanno giorno per giorni artigiani di pace., E che sempre li preceda e li accompagni la benedizione del Dio della pace!”.