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Erdogan e S. Sofia, un abbraccio a Mehmet II e uno schiaffo ad Ataturk

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cattedrale-santa-sofia


Con il ritorno di S. Sofia a moschea da Erdogan
un abbraccio a Mehmet II e uno schiaffo ad Ataturk!

Sac. Pasquale Pirulli
don pasquale foto
Ieri venerdì 24 luglio 2020, l’antica cattedrale di Costantinopoli, città che poi ha preso i nomi di Bisanzio e di Istanbul, costruita dall’imperatore Giustiniano I e dedicata alla Sapienza Divina (Aya Sofya), per decisione di Recep Tayyip Erdogan, presidente del governo della Turchia, ha aperto i battenti per accogliere 1000 fedeli islamici  per la tradizionale preghiera riturale mentre altre decine di migliaia si accalcavano nei dintorni. Dopo 86 anni veniva stravolta la decisione di Mustafa Kemal Pasha Ataturk che nel 1934 nel quadro di una Turchia moderna l’aveva aperta come museo, valorizzando lo splendido patrimonio di mosaici bizantini.

Un po’ di storia di aiuta a riflettere su questo inaspettato  gesto di marchiana strumentalizzazione della religione a fini politici realizzato da Erdogan che persegue il sogno di realizzare un nuovo impero turco, del quale si considera il gran sultano.

<<Costruita nelle linee attuali tra il 532e il 537 per volere dell’imperatore Giustiniano, fu la terza chiesa a sorgere su quest’area. Il primo edificio, voluto da Costantino nel 325 e dedicato nel 360 alla Divina Sapienza (Aya Sofya), costituiva a sua volta templi pagani. In seguito venne rimaneggiata dall’imperatore Costanzo (337-361), figlio di Costantino. Nel 404 la basilica, parzialmente distrutta da un incendio provocato da una rivolta dei sostenitori del patriarca di Costantinopoli, deposto dall’imperatrice Eudossia, moglie dell’imperatore Arcadio (395-408), venne ricostruita per volere di Teodosio II. Nel 532, durante una rivolta, il popolo appiccò il fuoco al palazzo del Senato, scatenando un incendio di proporzioni colossali che distrusse gran parte di Costantinopoli. L’imperatore Giustiniano (527-565) ordinò di far ricostruire la basilica e di renderla “la più sontuosa dall’epoca della Creazione” Per questo motivo furono raccolti da ogni parte dell’impero i materiali più preziosi e i marmi più pregiati. L’imperatore stesso recuperò colonne e ornamenti che provenivano principalmente dai templi di Efeso, Atene, Delfi e Delo. I lavori, durati quasi sei anni, furono diretti da due architetti greci, Antemio di Tralle e Isidoro di Mileto, che impiegarono più di 10 mila operai e 100 capomastri per dirigere i lavori. La nuova costruzione fu inaugurata nel 537, accompagnata da sontuosi festeggiamenti i che durarono ben 14 giorni… Nel 1204, in seguito alla conquista di Costantinopoli da parte dei crociati e la costituzione dell’Impero Latino d’Oriente, S. Sofia fu spogliata di tutti gli ornamenti preziosi che si trovavano al suo interno e passò fino al 1261 sotto il dominio dell’autorità ecclesiastica veneziana e del papato. Nel 1346, un terremoto danneggiò nuovamente la cupola che fu rimaneggiata.

Con l’avvento dei turchi, a Costantinopoli, nel 1453, il sultano Mehmet II il Conquistatore ordinò di trasformare la basilica in moschera. Molti furono i sovrani che, nel corso dei secoli elargirono doni a S. Sofia tra cui Ahmet III, che fece realizzare la preziosa loggia imperiale. Nel XVIII secolo gli splendidi mosaici bizantini furono ricoperti da uno spesso trasto di imbiancatura, da cui sono stati liberati solo nel 1847 dal sultano Abdulmecit. Nel 1934 Ataturk decise di trasformare la moschea in un museo, restaurando tutti i suoi tesori>>. (TOURING CLUB ITALIANO-FAMIGLIA CRISTIANA, LE GRANDI CITTÀ  D’EUROPA: ISTANBUL, 2002, pp. 40-42)
Non ci soffermiamo nella descrizione dei mosaici bizantini e neanche delle testimonianze islamiche che l’utilizzo dell’edificio come moschea per quasi sei secoli ha lasciato.

La decisione di Recep Tayyip Erdogan e la scenografica riapertura della «Grande Moschea di Santa Sofia», con l’impiego di 20.000 agenti, durante la quale oltre alla rituale lettura del Corano è stata inalberata la scimitarra di Mehmet II, ha colto di sorpresa anche le autorità dell’Arabia Saudita e degli Emirati Arabi le quali hanno espresso perplessità circa questa singolare «guerra di religione» che intende ridimensionare il secolare prestigio della città santa islamica La Mecca, oppure le moschee storiche di Gerusalemme Al Aqsa e della Cupola. È pur vero che nel 1934 lo storico edificio di S. Sofia era stato stravolto dal suo originario carattere religioso dal laico Ataturk e quindi sotto le sue volte ora più che le voci delle guide turistiche ci saranno quelle delle preghiere coraniche.

Non c’è cattiveria nel pensare, sulla scorta dell’antica storia di Enrico IV di Navarra (1553-1610) che per ritornare a Parigi giustificò la sua repentina conversione al cattolicesimo con la espressione: “Paris vaut bien une Messe!”, che lo stesso Erdogan possa dire che il suo potere da nuovo sultano vale bene una moschea!

All’annuncio della decisione del presidente turco il patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I, guida dell’Ortodossia, ha dichiarato che il ritorno di S. Sofia a moschea «deluderebbe milioni di cristiani nel mondo; è un simbolo della Chiesa universale e non può diventare una causa di confronto e di conflitti». Addirittura, secondo alcune voci, egli auspica che l’edificio sia diviso in due parti riservate alla preghiera islamica e a quella cristiana.  
La presidente greca Katerina Sakellaropoulou nel suo dialogo telefonico con papa Francesco ha detto che la decisione di Erdogan «danneggia profondamente coloro che considerano questo simbolo superiore del cristianesimo come appartenente all’umanità e al patrimonio culturale mondiale e distoglie la Turchia dai valori dello stato secolare e dai principi di tolleranza e pluralismo».     

Ancora un commento sulla manovra di Erdogan che ha avuto perfino il coraggio e la spudoratezza di invitare papa Francesco alla cerimonia inaugurale. L’invito è stato confermato dal suo portavoce Ibrahim Kalin. Il 12 luglio 2020 nell’Angelus domenicale papa Francesco aveva detto: «E il mare mi porta un po’ lontano col pensiero. Penso a Santa Sofia e sono molto addolorato».   

La conoscenza e l’attenzione alla storia di S, Sofia forse gli poteva suggerire di non cadere in uno errore diplomatico. S. Sofia, prima di essere museo con Ataturk o moschea prima con Mehmet II il Conquistatore e ora con Erdogan, è stata la grande chiesa dell’Oriente cristiano di Costantino e di Giustiniano.
A volte la politica è bene che vada a sfogliare le pagine della storia: c’è sempre da imparare per non commettere errori!

Foto articolo tratta da ilmessaggero.it

 

 

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