Alfredo Violante, giornalista e antifascista morì in un campo di concentramento
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- Pubblicato Lunedì, 27 Gennaio 2020 20:47
- Scritto da Valentina Castiglione M.
di Valentina Castiglione Minischetti
Oggi, 27 Gennaio “Giorno della memoria”. In ricordo delle vittime del nazifascismo, vogliamo ricordare la figura di un “nobile” concittadino, a cui il destino serbò una tragica morte. Era il Dicembre del 1943 quando Alfredo Violante fu arrestato per attività sovversiva; nonostante i suoi innumerevoli sforzi non ce l’aveva fatta.
Da noto attivista antifascista quale era, il giornalista rutiglianese lavorò nel “Corriere delle Puglie”, e successivamente ne “La Gazzetta di Puglia”, prime versioni dell’attuale “La Gazzetta del Mezzogiorno”. Tante furono le azioni che lo videro impegnato nella lotta al fascismo, una fra tante la denuncia dell’assassinio del “gigante buono”, il parlamentare socialista conversanese, Giuseppe Di Vagno, morto a Mola di Bari durante un comizio.
La sua tenacia gli permise di stringere amicizie importanti tra cui si annoverano quella con Gaetano Salvemini e Tommaso Fiore. Alfredo Violante ha avuto il coraggio di non “abbandonare” mai la sua Puglia, anche quando, dopo l’avvio de “Il Nuovo Corriere”, fu allontanato dalla regione a causa delle intimidazioni fasciste di cui era spesso bersaglio.
Da Milano, in cui si impegnò come avvocato, scrisse ancora articoli per “La Puglia” e “Terra di Puglia”. Ma anche qui, entrò subito nel mirino del fascismo. Controllato perennemente dalla Polizia e dall’Ovra, la Polizia Fascista istituita da Benito Mussolini, fu classificato come sovversivo. Nel Luglio del ’43, qualche mese prima di essere arrestato, compì gli ultimi gesti da rivoluzionario: la fondazione del “Partito progressista italiano” e il giornale clandestino “Il Progresso”.
In un primo momento, Violante fu detenuto nel carcere di San Vittore, poi fu trasferito nel campo emiliano di Fossili e infine nel campo di concentramento di Mauthausen-Gusen. La sua morte avvenne in una camera a gas, il 24 Aprile 1945, esattamente un giorno prima dalla liberazione.
Violante rappresenta il prototipo di “guerriero” che ha dato voce ai suoi pensieri e che ha cercato di abbattere in ogni maniera quello che il ventennio fascista ha causato alla nazione con le sue atrocità.
Una nota di orgoglio e onore per il nostro paese che gli ha dedicato una piazza, un esempio da seguire e una figura da commemorare sempre.