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XIII congresso mondiale delle famiglie

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Sac. Pasquale Pirulli
don pasquale foto
A Verona nei giorni 29-31 marzo si è svolto il Congresso Mondiale delle Famiglie. A giudizio di Simone Bauducco del giornale «Il fatto quotidiano» la kermesse familiare nella città di Romeo e Giulietta si è risolta in una «fiera degli orrori» che ha disgustato i pacifici turisti che si sono trovati dinanzi ad una città bloccata, blindata dalle Forze dell’Ordine. Si sono tenute relazioni a volte esagitate, cortei, balli e palese strumentalizzazione da parte della politica più becera nei confronti di una istituzione sociale quale è quella della famiglia che merita grande attenzione da parte di tutte le istituzioni pubbliche e degli schieramenti politici.

Il logo del congresso recita: “Pro vita & famiglia” e subito ci sono alterchi circa la legge 194 e l’aborto viene contestato con l’offerta di un gadget di gomma che rappresenta un feto: omaggio di dubbio gusto oltre che chiaramente provocatore. Nessun dubbio che molte relazioni si sono soffermate sulle odierne patologie della famiglia sulla quale si scaricano le incertezze, disagi e i problemi della intera società. Sì, c’è stata una massiccia partecipazione ma è risultata molto caotica e a volte quasi folkloristica perché il congresso ha assunto l’aspetto quasi di una passerella in cui ognuno ha gridato i suoi slogan, ha promosso le proprie strategie di offesa della parte avversa e ha alzato la propria bandiera. Si sono evidenziati due schieramenti opposti: progressisti e conservatori e per fortuna non ci sono stati scontri.   
La senatrice del M5s Tiziana Drago interviene a titolo personale e dopo aver affermato che i diritti conquistati vanno sempre salvaguardati (si riferisce alla legge sulle unioni civili cha ha interessato soltanto l’1,4% delle coppie) esprime l’auspicio: «Il M5s non è solo quello allineato alle dichiarazioni di questi giorni ma ha tante anime. Dobbiamo lavorare tutti insieme in questo Stato, che è laico, se alla fine della legislatura avessimo finalmente un welfare familiare capace di sconfiggere la denatalità, sarei felice».  

Il ministro degli interni Matteo Salvini nella giornata di sabato, da provetto showman, ruba la scena con mirabolanti promesse e si becca un richiamo dal premier Giuseppe Conte che gli raccomanda di “studiare di più” e di non permettersi “sconfinamenti di competenze” perché c’è già un ministro della famiglia che è l’on. Lorenzo Fontana. Lo stesso on. Salvini il girono aveva rilasciato questa dichiarazione: «Le conquiste sociali non si toccano, non si discute sulla revisione del divorzio e dell’aborto e della libertà di scelta per donne e uomini…(Si deve ragionare) su come aiutare le famiglie italiane, mamme papà coi bimbi e coi nonni, a uscire da una situazione di povertà che a volte dopo la nascita di un figlio ti entra in casa».  

Il ministro della salute Giulia Grillo auspica che certi temi (omosessualità e maternità) «è giusto affrontarli con equilibrio e che non è negando l’aborto che si favorisce la natalità di questo Paese», e a proposito della legge 194 dice che la sua revisione non è nel contratto di governo.

Proprio a proposito di questa legge Massimo Gandolfini, leader del Family Day, interviene dicendo: «Dal 1978 a oggi in Italia sono morti 6 milioni di bambini e solo 200 mila sono stati salvati dalle associazioni come il Movimento per la vita. Significa che la legge 194 viene applicata esclusivamente negli articoli che permettono la soppressione di nuova vita, ma non in quelli che danno alle madri la possibilità di scegliere di far nascer il proprio figlio». E’ stata evidenziata l’urgenza di una politica di sostegno alle donne lavoratrici e Claudio D’Amico, membro del Comitato del Congresso, ha dato questa testimonianza: «Padre di due figli, per un anno sono rimasto ad accudirli perché mia moglie lavorava. Ma dare la possibilità alle donne che invece vogliono poter crescere i figli, grazie a politiche familiari di sostegno, è un dovere per l’Italia, ormai ridotta ai minimi termini perché qui non nasce più nessuno. Sposarsi o convivere sono fatti privati, ma per creare una famiglia  e dei figli occorrono un uomo e una donna, da questo non si scappa». In difesa della famiglia sommessamente è poi intervenuto anche il vescovo di Verona Mons. Giuseppe Zenti: «La famiglia originale, doc, divina e pienamente umana, non confessionale, è la più autentica culla della vita, generatrice di civiltà, prima e insostituibile scuola di valori civili».

Sabato erano sfilati in numero di 25.000 gli oppositori del Congresso e poi nella mattinata di Domenica  hanno manifestato 10.000 congressisti i quali hanno applaudito alle conclusioni che sono quanto mai eterogenee tanto da essere state definite un “libro dei sogni”: Moratoria all’utero in affitto, riconoscimento dell’umanità del concepito, protezione contro ogni ingiusta discriminazione dovuta all’etnia, alle opinioni politiche, all’età, allo stato di salute o all’orientamento sessuale; tutela delle famiglie in difficoltà economiche; contrasto all’inverno demografico; diritto dei minori ad avere una mamma e un papà, a non diventare oggetto di compravendita, a ricevere una educazione che non metta in discussione la loro identità e non li induca ad una sessualizzazione precoce. E ancora: diritto delle donne a ricevere una valida alternativa all’aborto, parità di trattamento salariale, conciliazione tra famiglia e lavoro, orari flessibili in chiave familiare, remunerazione per il lavoro casalingo, lotta alla droga, difesa del diritto dei genitori alla libertà di scelta educativa per i proprio figli, specie per quanto riguarda affettività e sfera sessuale”.  Fatto strano: il Forum delle famiglie  (564 associazioni locali, 17 nazionali e 18 forum regionali) ha disertato il Congresso di Verona durante il quale ai gravi problemi della famiglia si sono date risposte contrastanti con toni esacerbati.

Una riflessione sui fatti di Verona è la seguente: “Ma possibile che chi ha pensato tutto ciò non si sia reso conto di quante energie sprecate, quanto odio alimentato e custodito come benzina di un motore destinato a non portare da nessuna parte. Quando la famiglia, bene di tutti, culla accogliente di vita e di fragilità, cuore pulsante di amore tenero e inclusivo, tessuto prezioso di relazioni che per esser tali devono indurre ad aprire le braccia di una logica di misericordiosa solidarietà fuori e dentro le porte di casa, viene usata come vessillo identitario, come progetto di una parte politica contro un’altra, finisce per creare divisioni e per determinare fenditure profonde nel corpo sociale. Ma abusare del portato simbolico della famiglia e delle sue esigenze vuol dire non rendersi conto che in questo modo la salute già precaria dell’istituto familiare rischia un collasso drammatico”. (Luciano Moia)

E il card. Gualtiero Bassetti, presidente della CEI., ha stigmatizzato la politica delle “piazze contrapposte” in cui “la comunicazione viene spesso usata per accendere gli animi, screditare e far prevalere le paure, arrivando a identificare nell’altro non un fratello, ma un nemico”. E a proposito della famiglia ha proposto questa riflessione fondamentale: “Purtroppo, quando manca questo sguardo, riusciamo a dividerci su tutto, a contrapporre le piazze, persino su un tema prioritario come quello della famiglia, sul quale paghiamo un ritardo tanto incredibile quanto ingiusto. Ma come si fa a dimenticare che, anche negli anni più pesanti della crisi, proprio la famiglia ha assicurato la tenuta sociale del Paese? E oggi non è forse ancora la famiglia a rappresentare per tutti la principale opportunità di riscatto? Le istituzioni pubbliche non possono far finta che la famiglia sia solo un fatto privato: ciò che avviene tra i coniugi e con i figli è un fatto sociale; e ogni essere umano che viene ferito negli affetti familiari, in un modo o nell’altro, diventerà un problema per tutti. Non si resti, quindi, sordi alle domande di sostegno in campo educativo, formativo e relazionale, che salgono dalle famiglie. Il cuore di ciascuna di esse è l’amore delle persone che la compongono e che, in virtù di questo amore, stringono alleanza davanti agli uomini e – per noi credenti – nel Signore. Se non vogliamo rassegnarci al declino demografico, ripartiamo da un’attenzione reale alla natalità; prendiamoci cura delle mamme lavoratrici, imparando a riconoscere la loro funzione sociale; confrontiamoci con quanto già esiste negli altri Paesi del continente per assumere in maniera convinta opportune misure economiche e fiscali per quei coniugi che accolgono la vita. Vanno in questa direzione diverse proposte avanzate anche dal Forum delle Associazioni Familiari. La famiglia è il termometro più sensibile dei cambiamenti sociali; senza venir meno ai principi – visto che la famiglia non è un menù da cui scegliere ciò che si vuole – aiutiamoci a mettere a punto un pensiero sulla famiglia per questo tempo. Chi fosse sinceramente disponibile a questo passo – che è condizione per una società migliore – ci troverà al suo fianco, forti come siamo di una ricca cultura della famiglia”.
                  

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