Le musiche per la dislessia, libro di Umberto Castiglione Minischetti
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- Pubblicato Lunedì, 18 Marzo 2019 13:45
- Scritto da Umberto Castiglione Minischetti
Le musiche per la dislessia
Com'è noto, l'uso della musica a scopi terapeutici, fonda le proprie radici in un passato molto remoto. Attraverso la musica e/o la musicoterapia, si può e si riesce a ritrovare l’ordine che sembrava perduto. Nel termine “ordine” sono comprese le infinite complessità implicite in ogni nostra azione, inattuabile senza coordinazione. L’ordine può essere disturbato da infiniti e imperscrutabili motivi. Ogni nostra più piccola azione o pensiero si attuano nello spazio e nel tempo.
Quando si usa il termine “armonicità” per indicare come una persona si rapporta con sé stessa, ci si serve di un termine musicale senza conoscerne l’effettivo valore. Quando l’armonicità della persona è rotta siamo in disarmonia, in situazione di difficoltà nella vita di relazione, nell’espressione verbale, in disordine delle prassie, tassie, nei gesti articolatori, nella complessità di una coordinazione che ha perduto la compresenza degli ordini, delle sistemazioni. In musica e/o musicoterapia si presenta l’occasione per relazionarsi con la persona affinchè si possa tendere verso il ritrovato ordine.
La persona non è un'entità meccanica, ma filtro attivo, un campo in cui avvengono scambi fra interno ed esterno, individuale e sociale, natura e cultura. L'essere umano non è solo mente, non è solo corpo, non è solo emozioni, ma insieme mente, corpo ed emozioni, quindi un intervento di musica e/o musicoterapia, mira al ripristino dell'armonia globale della persona. La musicoterapia, in virtù della peculiarità del mezzo sonoro e della centralità della dimensione emotiva, mira a porsi come elemento riequilibratore e armonizzante dello spazio interno e sociale della persona, rispettando i tempi, i turni dando voce alla profondità tramite l'immediatezza del musicale, puntando alla relazione positiva con la persona, alla valorizzazione delle sue risorse residue, in accordo e in sintonia con la persona, con la finalità di trovare, assieme al terapista, il giusto spazio , il giusto ritmo e il giusto tempo ... perchè il rapporto uomo-suono è un rapporto complesso, che va inserito nell'ampia "catena bio-psico-socio-ambiantale" (Lorenzetti 1984).
Numerose ricerche hanno dimostrato come la musica e/o la musicoterapia, siano in grado di potenziare meccanismi neurali importanti anche per il linguaggio, che, nelle persone dislessiche, può presentare qualche atipicità. Nel soggetto dislessico l’organizzazione mentale è differente, si tratta di un cervello dotato e produttivo che apprende in maniera diversa. Lo studio musicale può aiutare i bambini con dislessia a sviluppare le abilità deficitarie? Se si pensa alla plasticità cerebrale a alle modificazioni neurofisiologiche che un training musicale ripetuto può determinare, si può comprendere come lo studio e la pratica della musica possa determinare delle modificazioni a livello neuroanatomico. La musica e la musicoterapia sono esperienze multisensoriali che stimolano una plasticità adattiva delle connessioni neurali interessate all'analisi delle informazioni linguistiche, nelle funzioni attentive e in quelle mnestiche.
Per abilitare all’apprendimento uno studente con DSA è di assoluta importanza conoscere e studiare come funzionano i suoi processi mentali e quali sono le abilità necessarie per eseguire i singoli compiti. La Dislessia comporta un “diverso stile di apprendimento”, un apprendimento “privilegiato” che avviene anche attraverso canali non verbali: visivo, uditivo, cinestesico (immagini, ascolto, esperienza diretta) D. Pollak.
Nicolson e altri studiosi mettono in evidenza che i dislessici rivelano un lieve malfunzionamento del cervelletto. Tali difficoltà provocano inevitabilmente conseguenze sia “sul piano degli apprendimenti, nonostante ‟ l’intelligenza normale”, sia sul piano psicologico, nonostante “l’origine neurobiologica”. (Boi, cit.)
Questo dato neurobiologico sembra essere correlato con la debolezza nei dislessici dei compiti caratteristici dell’emisfero sinistro: lettura, scrittura e memorizzazione di simboli (Miles, 1998).
Suonare uno strumento sviluppa più sinapsi. Le sinapsi sono connessioni chimiche che si instaurano tra i singoli neuroni e si formano nel corso di un’intera vita.
I musicisti infatti presentano una maggiore attività sinaptica rispetto ai soggetti non-musicisti della medesima età. Questi dati dimostrano che i musicisti possiedono un gran numero di sinapsi nelle aree del cervello deputate al controllo delle funzioni motorie. L’attività elettrica e soprattutto l’attività chimica del cervello stanno quindi alla base anche di complesse manifestazioni cognitive e affettive come il pensiero, la memoria, i sentimenti, il linguaggio, le emozioni, ecc.
Un training musicale dà quindi origine, allo sviluppo strutturale del cervello e attiva aree subcorticali collegate all’attenzione, alla semantica e alla sintassi musicale, alla memoria e alle funzioni motorie.
Le attuali neuroscienze ci possono quindi far comprendere che anche il semplice ascolto musicale è un formidabile modo per mettere in movimento un’ampia rete neurale, collegata con l’attenzione, la memoria, funzioni motorie e processi emotivi.
I musicisti possiedono una migliore capacità nella risoluzione dei problemi perché tale caratteristica anche in ambito extramusicale. Gestiscono diverse attività interconnesse tra loro tra cui progettazione, pianificazione e attenzione ai dettagli, riuscendo ad analizzare contemporaneamente sia gli aspetti cognitivi che quelli emotivi.
Da questi spunti clinici, alla fine degli anni novanta, nasce la Musicoterapia Neurologica (Neurologic Music Therapy) La musicoterapia neurologica è una pratica specializzata basata su elementi e principi della musica e del funzionamento del cervello. Essa può essere integrata in tutte le professioni riabilitative e offre una base solida per il lavoro interdisciplinare (Thaut et al., 2014). La musicoterapia neurologica è stata riconosciuta dalla World Federation of Neurologic Rehabilitation.
Attraverso la musicoterapia è possibile potenziare meccanismi neurali importanti anche per il linguaggio così come nelle persone dislessiche che presentano qualche atipicità. La musica diventa un potente stimolo multimodale che trasmette informazioni uditive, visive e motorie favorendo i processi e le connessioni fra le varie reti neurali con valenza anche riabilitativa.
Aprire nuove porte; significa mostrare come il mondo della musica possa accogliere i dislessici, e realizzare un lavoro soddisfacente e a volte prestigioso.
Umberto Castiglione Minischetti
www.musicaedislessia.it
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