Quel fracasso che salvò i rutiglianesi
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- Pubblicato Venerdì, 18 Gennaio 2019 11:35
- Scritto da Teresa Gallone
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“La Burla” di Vito Moccia e il racconto dell’8 maggio 1799
di Teresa Gallone
Non delude e conferma le attese ancora una volta l’arte di Vito Moccia, noto figulo, pittore e scultore rutiglianese. Artefice «anomalo, simile ai rinascimentali per la sua abilità nel saper far tutto» stupisce il pubblico alla presentazione della sua ultima opera “La Burla”, giovedì 17 gennaio scorso.
Storia e mito, tradizione e racconto si fondono in una grande tela di 250 cm per 140 cm circa e sono al centro de “La Josa”, ciclo di eventi interamente pensati e organizzati da Frakasso e Room70018.
Dal desiderio di «raccontare, di tramandare cultura e di continuare camminando, facendo caso ai piedi che procedono uno dietro l’altro, senza mai abbandonare il passato e guardando sempre avanti» nasce e si profonde l’impegno di Gianluca Giugno, giornalista e mattatore della presentazione nonché fondatore di Frakasso Blog.
Il suo obiettivo si fonde con l’arte di Vito Moccia che restituisce al pubblico il racconto su tela di un evento non noto a tutti, la cacciata dei francesi da Rutigliano nel 1799.
L’episodio è citato dallo storico Lorenzo Cardassi in “Rutigliano in rapporto agli avvenimenti più notevoli della provincia e del Regno sua origine e vicende” (1877) e vedrebbe i cittadini impegnati nell’escogitare una efficace e non sanguinosa cacciata degli occupatori francesi al tempo della Rivoluzione Napoletana.
Non animati da un particolare desiderio di spargere sangue ma guidati da «un’indole vivace e un tantino maliziosa» (descrizione di Anacleto Lupo, ndr) i rutiglianesi avrebbero radunato presso il colle di San Martino bestie e uomini, si sarebbero muniti di campanacci e fuochi per suscitare nei francesi, riuniti a Palazzo Pappalepore, la terribile impressione dell’imminente attacco dei Sanfedisti, truppe fedeli ai Borboni. Di primo piano in questa astuta cacciata il ruolo «frizzante e diplomaticamente intelligente» (ancora Anacleto Lupo, ndr) del Fischietto in terracotta, usato dai cittadini per aumentare la portata del finto clamore.
Puntuale il contributo della dottoressa Clara Gelao, ex direttrice della Pinacoteca Metropolitana di Bari, che ravvisa nella pittura di Moccia la «vena sardonica e caricaturale» che tanto caratterizza anche la sua scultura e produzione figula, oltre che una personalissima messa in scena a imbuto che culmina nel primo piano di un fischietto e sposta inevitabilmente l’attenzione in basso a destra, verso il volto fintamente perplesso di un prete che fa un gesto di scherno verso i francesi posti sulla parte opposta della tela.
Alla «illustrazione storica» di Moccia si affianca la rivisitazione teatrale di Maria Luisa Pasqualicchio, autrice di una «commediola succinta» di dichiarata ispirazione plautina, dialogo fra un garzone rutiglianese e un generale francese basato sul gioco linguistico di apparenti analogie fra il nostro dialetto e la lingua francese e il fraintendimento comico che ne deriva.
Circostanza fortuita e felice, il recupero e il racconto della narrazione storica locale, la sua rivisitazione e la riappropriazione del vernacolo al centro de La Josa sono stati portati all’attenzione proprio in occasione della Giornata Nazionale del Dialetto e delle Lingue Locali.
“La Burla” continuerà ad essere esposta presso il Museo del Fischietto in Terracotta presso Palazzo San Domenico. Frakasso e la Josa continueranno ad animare la Fiera con: Rock Under The Clock, 20 gennaio 2019 ore 19:30 in Piazza Colamussi.