Dall’arte alla riflessione sul mistero. Uno sguardo al Crocifisso
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- Pubblicato Venerdì, 14 Settembre 2018 14:16
- Scritto da sac. Pasquale Pirulli
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sac. Pasquale Pirulli
Durante i solenni festeggiamenti in onore del SS. Crocifisso, preziosa opera di arte e di fede dell’artista Vespasiano Genuino di Gallipoli realizzata nel periodo 1622-1637 e venerata nello storico convento dei frati cappuccini di Rutigliano, l’associazione «Contaminazioni d’arte», presieduta da Francesco Valenzano, e l’Assessorato alla Cultura di Rutigliano hanno proposto le opere di oltre 40 artisti che hanno risposto al Concorso a carattere nazionale sul tema “Il Sacrificio come Riscatto”.
Sono presenti artisti della Puglia e poi ancora della Liguria, della Marche e della lontana Sicilia. Il giornalista Gianni Capotorto, quale membro della giuria che assegnerà i premi la sera del 16 settembre 2018, ha fatto l’elenco degli artisti espositori: Angela Favia (Bari), Anna D’Erasmo (Bitetto), Antonella Barucchelli (Adelfia), Antonino D’Alio (Nicosia - Enna), Antonio Santo di Mola (Bari), Carlo Dicillo (Corigliano d’Otranto), Caterina Ruocco (Rutigliano), Cleto Albi (Bitonto), Cristina Mantisi (Savona), Domenico Casadibari (Valenzano), Donato Campagna (Casamassima), Elena D’Attoma (Conversano), Florenza Lessa (Adelfia), Gabriele Liso (Andria), Giovanni Morgese (Terlizzi), Giovanni Pastore (Modugno), Giuseppe Angiuli (Rutigliano), Giuseppe Antonio Samarelli (Rutigliano, Giuseppe Busco (Casamassima), Giuseppe Debellis (Rutigliano), Giuseppe Petrone (Cassano delle Murge), Giuseppe Potito (Modugno),Giuseppe Vittore (Sammichele di Bari), Lidia Stasi (Gioia del Colle), Maddalena Martelli (Casamassima, Maria Bonaduce (Terlizzi), Maria Giovanna Colpi (Calimera), Mario Carone (Bari), Mary Lamacchia (Bari) Nando Capobianco (Capurso), Paolo Ricchiuti (Bisceglie), Pasquale Pondrandolfo (Rutigliano), Riccardo Burattini (Ancona),Rosa Maria Protopapa (Adelfia), Stefano Giovanni Garrisi (Galatina),Vito Camardella (Valenzano), Francesco Valenzano (Rutigliano). Ne deriva il cordiale invito a tutti credenti e non a soffermarsi su una provocazione artistica che invita a riflettere sul tema del Crocifisso che sintetizza nella sua vicenda il sacrificio cruento della sua vita sulla croce e il riscatto degli uomini dal peccato cui sono stati indotti dall’azione del padre della menzogna che è Satana sotto le spoglie del serpente.
Mi soffermo sulla categoria del sacrificio e offro una riflessione scandita in tre momenti. Originariamente il sacrificio oltre ad essere una forma di riconoscimento della potenza della divinità cui comportava l’umile sottomissione che si realizzava nell’offerta di quanto l’uomo aveva di più caro. Non possiamo dimenticare che in molte forme religiose (presso i Cananei, Fenici, Cartaginesi, Atzechi, Maja, ecc.) si è avuta la pratica del sacrificio umano e ne rimane esempio nella Bibbia quello della figlia del giudice Jefte (Gdc 11, 29-40). Il Dio creatore non gradisce il sacrificio della vita della creatura da lui creata per amore e così il sacrificio del figlio Isacco diventa una prova della fedeltà del patriarca Abramo (Gn 22 , 1-19). Saranno offerti al vero Dio gli animali e i frutti della terra in sostituzione dello stesso uomo che si riconosce peccatore e intende riacquistare un positivo rapporto con Dio attraverso l’offerta di quanto ha di più caro (Lev 27, 1-27).
A questa prima scansione, in cui è connotato il significato religioso del sacrificio, succede una seconda che ne sottolinea la socialità pattizia. Intendo dire che un’alleanza veniva sancita dall’offerta sacrificale perché alla vittima squartata e distesa lungo il percorso veniva dato un significato antropologico: “Io stringo con te un’alleanza. Nel caso che io non sia fedele possa essere squartato come questo animale!” E’ la sanzione di un’alleanza presso le tribù nomadi del deserto che vivono in una cultura pastorale. Così Abramo stringe (il termine originario è: “tagliò”) con Dio il suo berit (patto) squartando gli animali e disponendoli lungo la pista carovaniera, ma Dio non passerà attraverso il percorso di sangue degli animali uccisi a sottolineare la gratuità dell’alleanza che egli propone (Gn 15, 1-21).
Su questa linea di un sacrificio tra due contraenti si inserisce l’altra categoria che è quella del “riscatto”, quale prezzo da pagare per recuperare la libertà. Ne deriva che il prigioniero o lo schiavo hanno un valore economico che bisogna risarcire. E’ un’altra cultura in cui sono presenti padroni e schiavi!. Questo contesto favorisce l’interpretazione del sacrificio di Cristo sulla croce quasi “pagamento del riscatto” al demonio che teneva schiavo l’uomo e il prezzo del riscatto è il sangue innocente. Una redenzione interpretata secondo questa categoria del riscatto attraverso il sacrificio pare esaltare il potere dispotico del demonio e fa rilevare la generosità del Cristo che realizza nella croce una «espiazione vicaria». Il limite di questa seconda interpretazione è quella di esaltare il potere del demonio a cui Dio permette che il suo Figlio paghi con il suo sacrificio il riscatto per liberare tutti gli uomini dalla qua schiavitù.
A superare questa seconda categoria interviene la terza interpretazione del sacrificio che possiamo definire “incarnatoria”. Cosa significa l’incarnazione del Verbo Figlio Unigenito del Padre? Non possiamo dimenticare che il Dio cristiano è essenzialmente e solamente Amore e quindi nella sua azione si rivela nella sua identità. Nel Figlio egli sposa la causa dell’umanità nella sua profonda identità che dice fragilità, miseria e morte. Quale morte più degradante di quella sulla croce? Quindi nessun riscatto da pagare al demonio ma una infinita prova d’amore che significa fedeltà e vicinanza sino alla fine, sino al fondo, sino alla morte più oscura.
Questa ultima scansione della riflessione vorrei che suggerisca la contemplazione del mistero della croce che non è tanto il racconto di una tragedia di morte ma l’epopea di un amore che si fa dono di libertà.
Proprio nella contemplazione del SS. Crocifisso il Ven. Mons. Giuseppe Di Donna o.ss.t., ha realizzato la sua vocazione di religioso dell’ordine della SS. Trinità la cui finalità originaria era il riscatto dei cristiani caduti schiavi degli islamici. Lo ricorda il motto del suo ordine: “Gloria tibi Trinitas et captivis libertas”. Nella contemplazione del Crocifisso trovava sentimenti di immolazione di compassione e di adorazione la Ven. Maria Pia della Croce Notari, fondatrice della Congregazione delle Suore Crocifisse Adoratrici dell’Eucaristia, che dopo aver aperto la casa di Rutigliano il 17 gennaio 1910 per lunghi periodi ha soggiornato e trascorreva lunghe ore nella preghiera di adorazione e di offerta all’Eucaristia e al monumentale Crocifisso che si conserva nell’antico monastero.
Con questa nota che trascorre dall’esame della categoria del “sacrificio come riscatto”, richiamata dalla vicenda del Crocifisso del Golgota, agli esempi di due innamorati del Crocifisso auguro a tutti una proficua visita alle opere della mostra e una serena grande festa.