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“Settimana corta” nelle scuole di Rutigliano, raccolta di firme contro presentata dai genitori

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C’è fermento nel mondo della scuola a Rutigliano, il motivo è la decisione di ridurre a cinque i giorni scolastici della settimana, in modo da lasciare il sabato libero. Si tratta della famosa, o famigerata -dipende dai punti di vista- settimana corta istituita in molte scuole in Italia. Un provvedimento che a Rutigliano è stato adottato a giugno scorso dai consigli di istituto di tutte e due gli istituti comprensivi, il “Settanni-Manzoni” e l’“A. Moro-Don Tonino Bello”.

La settimana corta ha rimodulato l’orario giornaliero facendolo aumentare di un’ora piena (8:00-14:00) alla primaria e secondaria di primo grado del "Settanni-Manzoni", e diminuire di cinque minuti al giorno alla secondaria di primo grado (8:00-13:55) e mezzora, sempre al giorno, alla primaria (8:10-13:40) del "Moro-Don Tonino Bello". Alla scuola diretta dalla dirigente prof.ssa Mariella Melpignano rimangono, dunque, le 30 ore settimanali; diminuiscono, invece, per quello che ci sembra di capire, le ore settimanali alla primaria (27,5) e alla secondaria di primo grado (29,75) della scuola diretta dal prof. Luciano De Chirico. Per tutte e due gli istituti l’orario dell’infanzia è rimasto uguale a quello dell’anno scorso (8:15-16:15).

La settimana corta ha suscitato grandi perplessità e, in alcuni casi, vibrante protesta, da parte di alcuni genitori di tutte e due gli istituti comprensivi. Un dissenso che alla "Settanni-Manzoni" si è organizzato intorno a una raccolta di firme contro la settimana corta sottoscritta da 150 genitori, documento e firme formalmente consegnati ieri preso la segreteria dell’Istituto.

I sottoscrittori della raccolta firme, indirizzata alla dirigente scolastica, chiedono la formale revoca della delibera del Consiglio di Istituto che ha istituito la settima corta. I genitori esprimono “perplessità -si legge nel documento- sia per quanto attiene il mancato coinvolgimento delle famiglie della Comunità Scolastica in decisioni così importanti che sulle implicazioni di carattere educativo-didattiche che temiamo possano derivare da tale scelta”.

Dunque si pone una questione di mancata partecipazione, magari con un sondaggio o una qualche consultazione preventiva, come è successo in altre scuole, dei genitori a decisioni scolastiche che avranno ripercussioni non da poco sulla loro organizzazione familiare. Ma non è solo questo. “Riteniamo che la formulazione dell’orario scolastico articolato su 5 giorni -si legge ancora nel documento dei genitori- non solo non apporti alcun beneficio ai processi formativi ed al benessere degli studenti, ma possa implicare un riverbero negativo sugli aspetti educativo-didattici. Siamo convinti che sarà difficoltoso reggere con profitto sei ore di lezione, dalle 8:00 alle 14:00”.

Le questioni, quindi, sono sostanzialmente due: la mancata partecipazione al processo decisionale e i riflessi negativi che la settimana corta potrebbe avere sull’educazione, la didattica e il benessere degli alunni. Ma c'è un’altra questione, di tipo più squisitamente tecnico amministrativo, che atterrebbe, addirittura, alla efficace eseguibilità delle due delibere sulla settimana corta approvate dai consigli di Istituto. Alcuni genitori hanno osservato la mancata pubblicazione di queste delibere all’albo pretorio ufficiale delle scuole, che è quello online. Nella pubblica amministrazione le norme vogliono che le delibere approvate vengano obbligatoriamente pubblicate non solo per la loro validità, ma anche per la pubblicità dell’atto, perché venga conosciuto da tutti. Sembrerebbe che tutto questo non sia avvenuto, o che sia avvenuto due mesi dopo l’approvazione delle due delibere.

Non sappiamo, in realtà, se tutte le famiglie dei due istituti conoscano, ad oggi, questi atti, quindi, siano informate dell’istituzione della settimana corta e cosa in realtà ne pensino. Di sicuro ci saranno genitori che hanno accettato di buon grado il provvedimento, ma ce ne sono molti che lo contestano, e anche in maniera decisa.

Al di là della situazione personale di ognuno, ci ha detto ieri un papà del “Moro-Don Tonino Bello” «pensate davvero che bambini di appena 8 anni, dall'una alle due, possano "imparare"? O non è forse vero che a quell'ora siano comprensibilmente stanchi e distratti?». «La realtà -ha aggiunto- è che, al netto delle belle parole e delle promesse che sentiremo, la scuola chiusa il sabato fa risparmiare un sacco di soldi, soldi risparmiati sulla pelle dei bambini. A me questa cosa non va giù».

«Quando si solleva la questione settimana corta si assiste alla formazione di gruppi contrapposti sia fra i docenti che fra i genitori» ci ha detto una insegnante di una delle due scuole. «Tralasciamo -ha detto ancora- il discorso relativo al risparmio energetico e ai conseguenti benefici ambientali, ed anche quello relativo al risparmio economico sul personale scolastico, concentriamoci sui nostri figli e sui nostri alunni». «Molti, quando si parla di settimana corta -ha chiosato la docente- considerano i vantaggi derivati dal weekend libero, ma nessuno si concentra sul carico di lavoro che aumenta per i nostri figli/alunni».

Un altro genitore: «Molti, giustamente, si concentrano sull’impatto negativo che la settimana corta e conseguente orario lungo giornaliero ha sui bambini, ma io penso anche alle conseguenze pesanti che avrà su molte famiglie». «Spesso -ha aggiunto questo genitore- i sostenitori della settimana corta dipingono le famiglie come le tipiche famiglie da “Mulino Bianco”, che non aspettano altro che il weekend per andarsi a fare le gitarelle fuori porta. La realtà è ben diversa e vede spesso i genitori lavorare anche il sabato oppure approfittare della mattinata “libera” e senza i bambini in casa, per fare cose che altrimenti non potrebbero fare. In altri termini, il sabato mattina con i bambini a scuola è essenziale per l’economia familiare, soprattutto per le famiglie meno abbienti e con esigenze lavorative».

C’è chi sostiene che questo tipo di scelte siano funzionali alle economie della scuola; un giorno alla settimana in meno significa risparmio sul riscaldamento, quindi sulla bolletta del gas e anche dell’energia elettrica. E’ probabile che simili provvedimenti siano caldeggiati, se non spinti dai «livelli gerarchici superiori dell’organizzazione scolastica -ci ha detto un altro genitore-, spinte alle quali solo Dirigenti illuminati e Consigli di istituto che fanno veramente gli interessi dell’utenza scolastica, in moltissimi casi fanno da argine. Argine che, evidentemente, a Rutigliano è caduto».
Insomma, l’umore dei genitori contrari al provvedimento è questo.

Abbiamo voluto sentire l’opinione anche dei due dirigenti scolastici, che stamattina abbiamo contattato. La dirigente dell’istituto “Settanni-Manzoni”  ci ha riferito che proprio per stamattina era stato convocato un Consiglio di Istituto urgente così come era stato richiesto dal comitato dei genitori promotore della raccolta di firme, un consiglio di Istituto che, presumiamo, stamattina abbia discusso della pervenuta richiesta di revoca.

Al dirigente dell’istituto “A. Moro-Don Tonino Bello” abbiamo chiesto se anche lui avesse ricevuto richieste di revoca della settimana corta. «Noi non abbiamo avuto nessun tipo di problema, c’è stato un solo genitore che è venuto a protestare, lamentava il fatto che non era stata pubblicata in tempo la delibera, delibera che è stato poi pubblicata, e un genitore che ha mandato una email» ci ha detto il prof. Luciano De Chirico. Gli abbiamo chiesto se c'è la possibilità di una riconsiderazione della decisione presa. «Per quale motivo dovremmo riconsiderala, tra l’altro, in questi tre giorni mi sono incontrato con le famiglie dei bambini che inizieranno la scuola, infanzia, primaria e media; abbiamo dato comunicazioni e non c’è stato un solo genitore che si sia alzato e abbia detto qualcosa».

Gli abbiamo chiesto anche per quale motivo si è voluto istituire la settimana corta. «Nella delibera è tutto spiegato, però, noi siamo partiti da un problema di tipo organizzativo perché, con il comprensivo, in scuole come la nostra, che non hanno sufficiente numero di collaboratori scolastici, la gestione su sei giorni diventava veramente problematica». «Partiti di là -ha concluso il dirigente- ci siamo resi conto che comunque non avrebbe creato alcun tipo di aggravio per i ragazzi, anzi, la gestione settimanale diventa più semplice perché, non essendoci più il discorso della giornata libera dei docenti, anche la gestione dell’orario è molto più semplice».

 

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