Rutigliano con sentimenti leghisti? Nel caso preferisco non essere considerato rutiglianese
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- Pubblicato Venerdì, 13 Luglio 2018 16:16
- Scritto da Giuseppe Petruzzi
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"Non voglio fare paragoni, ma intorno alle posizioni estremiste di Salvini avverto lo stesso consenso che a dodici anni, nel 1937, sentivo intorno a Mussolini"
Queste parole dello scrittore Andrea Camilleri su La Repubblica pesano come macigni su una società che sembra aver perso coscienza della Storia e dunque di se stessa; ed proprio della Storia che conviene parlare, di ciò che l’uomo crea con le sue azioni, dal momento che sembra di non riuscire a comprendere quello che non si può toccare. Le idee appunto.
Per comprendere i pericolosi risvolti dell’attuale situazione politica e sociale italiana, ci accorre in aiuto un personaggio che ha impiegato tutta la sua esistenza a meditare sulla Storia: Gian Battista Vico. Non è un caso che il filosofo e storico abbia preferito come maestri del proprio pensiero personaggi come Bacone e Galilei, nonché coloro che prima di procedere ad un verdetto delle loro teorie abbiano ricercato l’ESPERIENZA (i fatti per intenderci).
Nel V libro della sua opera maggiore, emblematicamente intitolata La scienza nuova, Vico espone con estrema lucidità la cosiddetta teoria dei corsi e ricorsi storici. Cercando di semplificare il concetto, quello che voleva affermare il filosofo napoletano è che l’umanità, arrivata ad un certo livello di civilizzazione tende a ritornare ad una condizione primitiva.
Ora, di fronte a paurosi casi di razzismo violento, a slogan che incitano alla chiusura dei porti, ai continui attacchi alle ONG, alla legittimità di poter possedere armi per rispondere alla violenza, come non si può pensare di essere regrediti così tanto?
La Storia è stracolma di esempi da non seguire e che devono essere d’insegnamento all’uomo di oggi. Fa male vedere come certe ideologie sbagliate -definite tali di fronte al passato- abbiano una certa fertilità in un paese come Rutigliano. Fa male vedere l’appoggio delle grandi aziende agricole rutiglianesi ad un personaggio politico qual è Altieri, che sostiene in maniera così audace, ideologie puramente nazionaliste (nel senso negativo del termine). Fa male perché Rutigliano NON è una comunità di soli italiani.
Ci sono anche albanesi, rumeni, polacchi, georgiani, algerini, tunisini che con lo stesso sudore contribuiscono alla crescita del paese. Questi “che ci stanno rubando il lavoro” sono la stessa preziosa manodopera che permette alle grandi aziende (così care al nostro concittadino) di creare grandi profitti. La Spagna del XV e XVI secolo conobbe un’atroce crisi economica a seguito dell’espulsione dei moriscos -i mori costretti a convertirsi al cristianesimo- i quali si occupavano principalmente della coltivazione delle terre. Gli ebrei, in ogni tempo e in ogni luogo, hanno sempre dimostrato un forte istinto alla crescita della società in cui erano costretti ad emigrare, in qualità di banchieri, imprenditori, medici e intellettuali.
Molteplici sono ancora i casi in cui l’attacco alla diversità non ha fatto altro che distruggere sotto ogni punto di vista la nostra società. Se la Storia purtroppo tende a ripetersi seppur in forme diverse ma alimentata sempre dagli stessi sentimenti, vuol dire che non c’è cultura. Fa male vedere che anche Rutigliano in un certo modo partecipi a questa regressione culturale italiana. Lo dimostrano le parole obbrobriose del nostro concittadino: “…speriamo che non ce li rimandino indietro”. (vedi foto).
Da giovane cittadino non desidererei mai che intellettuali italiani, la cui unica colpa è quella di dire che tutto questo ingiusto, rimangano fuori dall’Italia. Rutigliano è e dev’essere aperta e non chiusa; Rutigliano accoglie e non caccia. Se c’è qualcuno che vuole o crede di rappresentare Rutigliano con sentimenti leghisti, io preferisco non essere considerato rutiglianese.
Giuseppe Petruzzi