Da Bari la profezia di pace per il Medio Oriente
- Dettagli
- Pubblicato Martedì, 10 Luglio 2018 15:09
- Scritto da Sac. Pasquale Pirulli
di sac. Pasquale Pirulli
Con il patrocinio di Nicola di Mira, santo ecumenico, sabato 7 luglio 2018, i patriarchi della Chiese Cristiane del Medio Oriente si sono radunati in preghiera con papa Francesco per invocare il dono della pace. Dopo la venerazione del sepolcro del santo venerato in Occidente e in Oriente e l’accensione della lampada uniflamma il pullman scoperto ha raggiunto il lungomare e alla rotonda Giannella si è svolto l’incontro di preghiera ecumenica alla presenza di quasi settantamila fedeli. Il papa Francesco, il patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I, il delegato del patriarcato di Mosca Hilarion, il patriarca Teodoro II di Alessandria, Ignazio Aphrem II patriarca siro-ortodosso di Alessandria, il patriarca dei copti Tawadros II e gli altri capi delle chiese cristiane hanno pregato per la pace, riflettendo sulla parola di Dio ed elevando il canto e la preghiera. Ricordando l’auspicio del salmista “Su di te sia pace” (Sl 122,8) hanno compiuto con la discrezione e l’umiltà dei poveri un gesto rivoluzionario. In fin dei conti la profezia non è altro che giudizio di Dio sulla storia e dono di speranza.
Con voce commossa, a nome di tutti i cristiani le cui comunità ecclesiali erano presenti all’incontro di Bari, ospitato dall’arcivescovo Mons. Francesco Cacucci, papa Francesco ha salutato il Medio Oriente ”crocevia di civiltà e culla delle grandi religioni monoteistiche” e dove “è venuto a visitarci il Signore «sole che sorge dall’alto» (Lc 1,78) e “dove ci sono le radici delle nostro anime”. La sua denuncia è stata quanto mai decisa: “Ma su questa splendida regione si è addensata, specialmente negli ultimi anni, una fitta coltre di tenebre: guerra, violenza e distruzione, occupazioni e forme di fondamentalismo, migrazioni forzate e abbandono, il tutto nel silenzio di tanti e la complici8tà di molti. Il Medio Oriente è divenuto terra di gente che lascia la propria terra. E c’è il rischio che la presenza di nostri fratelli e sorelle nella fede sia cancellata, deturpando il volto stesso della regione, perché un Medio Oriente senza cristiani non sarebbe il Medio Oriente”.
Uno sguardo alla città di Gerusalemme che porta nel suo corpo i segni di una divisione che è insieme politica e religiosa: due popoli e tre religioni! Papa Francesco denuncia l’indifferenza propria di Caino che nei confronti del fratello Abele protesta: “Sono forse io il custode di mio fratello?” (Gn 4,9): “L’indifferenza uccide, e noi vogliamo essere voce che contrasta l’omicidio dell’indifferenza. Vogliamo dare voce a chi non ha voce, a chi può solo inghiottire lacrime, perché il Medio Oriente oggi piange, oggi soffre e tace, mentre altri lo calpestano in cerca di potere e ricchezze. Per i piccoli, i semplici, i feriti, per loro dalla cui parte sta Dio, noi imploriamo: sia pace! Il «Dio di ogni consolazione» (2 C 1,3), che risana i cuori affranti e fascia le ferite (cf Sl 147,3), ascolti oggi la nostra preghiera”.
Le diverse intenzioni di preghiere sono state proposte nelle lingue italiano, francese, inglese, arabo, armeno, ecc. Il patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I ha pregato: “Tu Re celeste, buono e amico degli uomini, ispira cose buone nei cuori di coloro che vogliono la guerra e pacifica le loro menti tormentate, pacifica anche i nostri cuori”. Il patriarca Tawadros ha detto: “La preghiera costituisce il più grande potere per tirarci fuori da ogni problema, risolvere i conflitti e illuminare il nostro futuro nella pace e nella riconciliazione” II tutti si sono uniti nella recita della preghiera cristiana del “Padre nostro”.
Nell’ampia navata della basilica nicolaiana poi c’è stato in confronto di studio della situazione mediorientale introdotto dall’amministratore dei cattolici di Gerusalemme Mons. Pierbattista Pizzaballa, già custode di Terra Santa. Alla fine papa Francesco ha letto un forte messaggio, a nome di tutti i partecipanti, dal taglio ecclesiale e anche politico. Ha esordito dicendo che “Ci siamo aiutati a riscoprire la nostra presenza di cristiani in Medio Oriente, come fratelli”.
Si è detto convinto che per essere cristiani dobbiamo imparare dalla fede dei semplici: “La fede dei semplici, tanto radicata in medio Oriente, è sorgente da cui attingere per abbeverarci e purificarci, come avviene quanto torniamo alle origini, andando pellegrini a Gerusalemme, in Terra Santa o nei santuari dell’Egitto, della Giordania, del Libano, della Siria, della Turchia e degli altri luoghi sacri di quelle regioni”.
Lo spirito ecumenico ha guidato il dialogo: “Incoraggiati gli uni dagli altri, abbiamo dialogato fraternamente. E’ stato un segno che l’incontro e l’unità vanno cercati sempre, senza paura delle diversità. Così pure la pace: va coltivata anche nei terreni aridi delle contrapposizioni, perché oggi, malgrado tutto, non c’è alternativa possibile alla pace. Non le tregue garantite da muri e prove di forza porteranno la pace, ma la volontà reale di ascolto e dialogo. Noi ci impegniamo a camminare, pregare e lavorare, e imploriamo che l’arte dell’incontro prevalga sulle strategie dello scontro, che all’ostentazione di minacciosi segni di potere subentri il potere di segni speranzosi. Uomini di buona volontà e di credo diversi che non hanno paura di parlarsi, di accogliere le ragioni altrui e di occuparsi gli uni degli altri . Solo così, avendo cura che a nessuno manchino il pane e il lavoro, la dignità e la speranza, le urla di guerra si muteranno in canti di pace”.
La denunzia è molto forte nei suoi risvolti politici: “Chi detiene il potere si ponga finalmente e decisamente al vero servizio della pace e non dei propri interessi. Basta ai tornaconti di pochi sulla pelle di molti. Basta alle occupazioni di terre che lacerano i popoli! Basta al prevalere delle verità di parte sulle speranze della gente! Basta usare il Medio Oriente per profitti estranei al Medio Oriente!”.
Non poteva mancare un’analisi della situazione precaria della pace nelle regioni del Medio Oriente a causa di tanti conflitti: “ La guerra è la piaga che tragicamente assale quest’amata regione. Ne è vittima soprattutto la povera gente. Pensiamo alla martoriata Siria, in particolare alla provincia di Deraa. Lì sono ripresi i combattimenti che hanno provocato un numero ingente di sfollati, esposti a sofferenze terribili. La guerra è figlia del potere e della povertà. Si sconfigge rinunciando alle logiche di supremazia e sradicando la miseria. Tanti conflitti sono stati fomentati anche da forme di fondamentalismo e di fanatismo che, travestite di pretesti religiosi, hanno in realtà bestemmiato il nome di Dio, che è pace, e perseguitato il fratello che da sempre vive accanto.”
Deve cessare la corsa alla vendita delle armi e l’accaparramento delle fonti di energie da parte delle potenze straniere: “Ma la violenza è sempre alimentata dalle armi. Non si può alzare la voce per parlare di pace mentre di nascosto si perseguono sfrenate corse al riarmo. E’ una gravissima responsabilità, che pesa sulla coscienza delle nazioni in particolare di quelle più potenti. Non dimentichi il secolo scorso, non si scordino le lezioni di Hiroshima e Nagasaki, non si trasformino le terre d’Oriente, dove è sorto il Verbo della pace, in buie distese di silenzio. Basta contrapposizioni ostinate, basta alla sete di guadagno, che no guarda in faccia a nessuno pur accaparrare giacimenti di gas e combustibili, senza ritengo per la casa comune e senza scrupoli sul fatto che il mercato dell’energia detti le legge della convivenza tra i popoli!”.
I cristiani si dichiarano angosciati per la situazione della città santa di Gerusalemme e auspicano che lo status quo sia rispettato: “Fortemente angosciati, ma mai privi d speranza, volgiamo lo sguardo a Gerusalemme, città per tutti i popoli, città unica e sacra per cristiani, ebrei e musulmani di tutto il mondo, la cui identità e vocazione va preservata al di là delle varie dispute e tensioni, e il cui status quo esige di essere rispettato secondo quanto deliberato dalla Comunità internazionale e ripetutamente chiesto dalla comunità cristiane di terra Santa. Solo una soluzione negoziata tra Israeliani e Palestinesi, fermamente voluta e favorita dalla Comunità delle nazioni, potrà condurre a una pace stabile e duratura, e garantire la coesistenza di due Stati per due popoli”.
Parole di tenerezza ha papa Francesco per i bambini che piangono e ai quali bisogna dare speranza e un futuro di pace: “La speranza ha il volto dei bambini. In Medio Oriente, da anni, un numero spaventoso di piccoli piange morti violente in famiglia e vede insidiata la terra natia, spesso con l’unica prospettiva di over fuggire. Questa è la morte della speranza. Gli occhi di troppi fanciulli hanno passato la maggior parte della loro vita a veder macerie anziché scuole, a sentire il boato sordo di bombe anziché il chiasso festoso di giochi. L’umanità ascolti – vi prego – il grido dei bambini, la cui bocca proclama la gloria di Dio (cf Sl 8,3). E’ asciugando le loro lacrime che il mondo ritroverà la dignità”.
Un ultimo messaggio di pace sulle onde del Mediterraneo è affidato stato al volo delle 21 colombe bianche liberate dai partecipanti e così commentato dal papa: “Pensando ai bambini – non dimentichiamo i bambini – tra poco faremo librare in aria, insieme ad alcune colombe, il nostro desiderio di pace. L’anelito di pace si levi più alto di ogni nube scura. I nostri cuori si mantengano uniti e rivolti al Cielo, in attesa che, come ai tempi del diluvio, torni il tenero ramoscello della speranza (cf Gn 8,11). E il Medio Oriente non sia più un arco di guerra teso tra i continenti, ma un’arca di pace accogliente per i popoli e le fedi. Amato Medio Oriente, si diradino da te le tenebre della guerra, del potere, della violenza, dei fanatismi, dei guadagni iniqui, dello sfruttamento, della povertà, della disuguaglianza e del mancato riconoscimento dei diritti. «Su te sia pace» (Sl 122,8) – insieme: “Su te sia pace” (ripetono – e in te giustizia, sopra di te si posi la benedizione di Dio. Amen.”
Per la città di Bari “finestra sull’Oriente”, per la Puglia “terra di accoglienza” una giornata storica in cui sulle ali della preghiera è volata la colomba della pace per il Medio Oriente.
Foto (dall'alto in basso): bari.repubblica.it, toscanaoggi.it