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Discernimento e finanza, considerazioni di fondo (2)

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sac. Pasquale Pirulli
don pasquale foto
In materia è utile e necessario oggi un dialogo perché non ci sono ricette economiche prêt à porter. Ogni attività umana inquadrata in un’etica che rispetti la dignità della persona e persegue il bene comune è buona e questo vale anche per la finanza.  I mercati finanziari non si sostengono con le fredde logiche del profitto e il contributo della tecnologia  perché l’economia stessa dice relazioni di persone. L’economia ha bisogno di un’etica al cui centro ci sia la persona. Bisogna recuperare i giusti valori della persona che prima di tutto relazione e razionalità. Tra le persone non ci si scambia solo “cose” ma prima di tutto “beni” che sono valori (fiducia, equità, cooperazione…) e che possono rientrare e realizzare la capacità di donarsi che è propria delle persone. Proprio l’antropologia dice che l’uomo nasce in un contesto di relazioni e la sua persona si esprime e si realizza nel rapporto con gli altri. Gli altri non sono dei concorrenti con cui scontrarsi ma, proprio nell’originario progetto di Dio creatore, “alleati” che collaborano al bene comune. Per costruire un mondo equo e solidale, che sia “accogliente casa comune”, l’attività economica deve perseguire queste tre finalità: la promozione integrale della persona umana, la destinazione universale dei beni e l’opzione preferenziale per i poveri.


La  conseguenza è che non si valuta la bontà di un sistema economico solto in base al criterio del profitto di singoli ma in base allo sviluppo integrale di tutto l’uomo e il bene di tutta la società (comunità). Si esprime una proposta e un auspicio: nei corsi universitari delle facoltà di economia  e nelle business schools ci sia spazio per la proposta di una economia e una finanzia che si rifacciano all’umanesimo integrale (per es. quello di Jacques Maritain, Giorgio Lapira, Giuseppe Dossett…) e un utile sussidio potrebbe essere il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa.

Cosa dire del benessere? Non è solo determinato dal PIL (Prodotto Interno Lordo)  ma deve essere salvaguardare il “capitale umano”, cui deve assicurare: sicurezza, salute e crescita, qualità della vita sociale e del lavoro. Il profitto non si deve perseguire mai “ad ogni costo” e deve saper coniugare guadagno e dono e che l’interesse individualistico e il mercato non capiscono e tanto meno potranno mai realizzare. Bisogna coniugare profitto e solidarietà per avere un “mercato umano” a misura d’uomo.
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Certamente anche l’attività economica presuppone ed esige la libertà d’iniziativa, ma deve esser una libertà che si riferisce prima di tutto alla verità e al bene. Non si giustificano i centri di un potere economico assoluto, che si configurano come “agenti e networks economico-finanziari, e che non riescono più a dialogare con le autorità politiche. Politica e finanza devono dialogare e collaborare per il bene comune e i politici non devono diventare schiavi dei poteri economici.

Le strategie di mercato e i mezzi utilizzati prima di tutto non devono mortificare la dignità della persona e trascurare il bene comune. I mercati finanziari  non capiscono nulla di coesione sociale, onestà, fiducia, sicurezza, leggi… e non fanno culla contro le disuguaglianze, asimmetrie, degrado ambientale, insicurezza sociale, frodi…). Non bisogna dimenticare che l’industria finanziaria  domina l’economia reale e produce egoismo e sopraffazione che danneggiano la collettività. Uno degli strumenti più dannosi, e moralmente illeciti,  è quello della commercializzazione di prodotti finanziari in una condizione di «asimmetria». Si approfitta dell’ignoranza e della debolezza contrattuale dell’acquirente (risparmiatore) per rifilargli un “prodotto finanziario” scadente e a rischio. Anche il contratto tra mutuante (banca) e mutuatario (cliente) è a rischio di quest’ultimo che paga le conseguenze di un rapporto gerarchico che è asimmetrico.

Il denaro è uno strumento buono se serve a salvaguardare la libertà della persona e incentiva la sua attività. La finanza sarebbe una cosa buona se fosse sempre a servizio dell’impresa. Purtroppo oggi nel campo della finanziarizzazione interviene la ricchezza virtuale che con la speculazione e la negoziazione ad alta frequenza (hig frequency trading) sequestra i capitali rubandoli all’economia reale.

Così si confrontano il “reddito da capitale” e il “redito da lavoro” e chi perde in questa lotta è proprio il lavoro che scarseggia e crea la “cultura dello scarto”. Così intere masse di popolazione sono private della dignità che deriva dal proprio lavoro sicuro: “Non si tratta più semplicemente del fenomeno dello sfruttamento e dell’oppressione, ma di qualcosa di nuovo: con l’esclusione resta colpita, nella sua stessa radice l’appartenenza alla società in cui si vive, dal momento che in essa non si sta nei bassifondi, nella periferia, o senza poter, bensì si sta fuori. Gli esclusi non sono “sfruttati” ma rifiuti, “avanzi”.(Papa Francesco, Esortazione apostolica “Evangelii gaudium”, n. 53)

Un rimedio positivo a questa tragedia incombente è quello del credito che svolge una positiva azione sociale e che deve essere a cuore anche agli operatori finanziari. Ecco un esempio buono della finanza che si allea con l’economia attraverso forme che vanno dal credito cooperativo, al microcredito al credito pubblico. Bisogna aiutare le famiglie, le imprese e i paesi in difficoltà.  Anche qui si annida il pericolo e la violenza della speculazione  e ancora ricercare il guadagno a danno di altri, provocare artificiosi ribassi dei prezzi di titoli del debito pubblico, mettendo in crisi l’economia di un paese.

La speculazione in ambito economico-finanziario è un attentato contro la libertà e quindi mortifica i valori umani che sono a base della convivenza civile quali convivenza, incontro, solidarietà, reciprocità e di responsabile  collaborazione al bene comune. In definitiva si auspica che ci sia anche nel campo dell’economia e della finanzia una ripresa di umanità, un recupero di valori autentici perché l’uomo ritrovi sé stesso e costruisca una società che sia casa ospitale e nella quale trovino accoglienza i più deboli e la vera ricchezza sia a vantaggio di tutti.
Non c’è alcun dubbio:  l’avvenire dell’umanità (persone, famiglie, nazioni…) si gioca ancora e prima di tutto su una retta gestione di tutto il complesso fenomeno economico finanziario nelle sue dimensioni di giustizia e di libertà.

 

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