Da Azezio alla torre delle stelle… Una mirabile scoperta
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- Pubblicato Martedì, 17 Dicembre 2024 22:57
- Scritto da Tino Sorino
di Tino Sorino
Nell’ambito delle attività culturali promosse dall’Archeoclub di Rutigliano, sabato scorso 14 dicembre, nella sala a pianterreno del locale Museo civico archeologico “Di Donna”, il prof. Vito Didonna, storico nojano, ha tenuto una relazione sul tema “Da Azezio alla torre delle stelle … Una mirabile scoperta”. Un approfondimento culturale, l’ultimo appuntamento dell’anno, che ha affascinato il numeroso pubblico presente e particolarmente attento.
Ma chi è il prof. Vito Didonna? Nato a Noicattaro il 19 maggio 1948, laureato in Filosofia, già docente di Filosofia e Storia presso il Liceo Linguistico “S. Benedetto” di Conversano, coltiva da anni ricerche storiche sul proprio territorio. Dopo aver scoperto a Bamberg, in Germania, preziosi documenti relativi alla peste del 1815 a Noicattaro, ha organizzato una mostra itinerante di questi a Mola di Bari, Putignano e Noicattaro e ha allestito anche un’altra esposizione documentaria del Risorgimento e della spedizione dei Mille a Noicattaro, Mola di Bari e Milano. Nel 2008 ha scoperto nell’archivio della città di Norimberga le cronache tedesche del duello tra il conte di Conversano e il duca di Noja. Ha pubblicato numerosi saggi di storia locale, analizzando in particolar modo i rapporti tra gli Acquaviva e i Carafa di Noja (Noicattaro) nel 1600. Tra le sue pubblicazioni, ricordiamo, solo per citarne qualcuna: “I misteri di palazzo Santoro”, L’ultimo duello”, “Il Sigillo di Pietra”, “L’Oro di Noja”, “La leggenda della porta dei 100 occhi” …
Dopo i saluti di Peppino Sorino, presidente della sezione locale di Archeoclub d’Italia, ha preso la parola il prof. Didonna che, partendo dalla figura dello studioso di Noicattaro Sebastiano Tagarelli, per oltre 40 anni responsabile sanitario di Rutigliano e scopritore nel 1969 dell’importante ritrovamento, in contrada S. Materno, a Mola di Bari, della “torre delle stelle”, ha mostrato alcune interessanti foto del tempietto tratte dal libro “Necropoli di Azezio” (Fig.1) e scattate dallo stesso autore. Dalla distesa della necropoli di S. Materno con il “monumento”, alla facciata d’ingresso e scalinata di discesa all’ipogeo, dal centro della volta con croce e stelle, al pannello decorativo sulla facciata, alla forma semicircolare del “monumento” con volta a forma di cono … “La costruzione” (datata XII – XIII secolo, raffigurante il Santo Sepolcro di Gerusalemme), racconta Tagarelli nella sua appassionata ricerca del 1969, dedicata al “nobile popolo della mia diletta Rutigliano”, (Fig. 2) “ fu improvvisamente, inaspettatamente schiantata, anche se tutto lasciava pensare che avrebbe potuto continuare a servire all’utilitarismo di contingenza, destinata da tempo immemorabile a pratico rifugio campestre (trullo – ricovero).
Sorgeva quasi al mezzo del lato sud del campo, che dominava, ora che la vegetazione del chiuso era stata sradicata. Vi si accedeva da un viottolo pedonale. Aveva solida fondazione ed era scavata per circa un terzo sotto terra, toccando il pavimento quattro gradini di profondità, ciascuno dei quali di cm. 24 di altezza e lungo cm. 68 (Fig. 3 - 4). Aveva forma circolare, con cupola conica, tronca (Fig. 5). Anteriormente, dove il cerchio si spezzava, la facciata misurava m. 4 di altezza per 2,30 di larghezza. Mancava di pavimentazione e d’intonaco; era quindi rimasta allo stato originale a rappresentare l’epoca, in cui fu eretta. La costruzione era alta m.4, con una base di m. 2,25 x 1,91. Era chiusa da tutti i lati, e vi si accedeva da una porta frontale, anch’essa seminterrata e delimitata da stipiti di pietra diversa da quella impiegata per il corpo di fabbrica, sì da conferirle un motivo architettonico ornamentale (Fig. 6). … il massello centrale riproduceva scolpita una “Croce” a quattro stelle (Fig.7) … Quando la porta d’ingresso era murata, al centro della stessa, era posta la lastra, su cui ricorreva …il medesimo simbolo della “stella” (Fig. 8). In alto, sulla facciata, un particolare interessantissimo era una scultura che sormontava il portale, inquadrata in una cornice di “stelle” … La scultura, in perfetto stato di conservazione, senza insulti del tempo, e col rispetto mantenuto dagli uomini (non sempre inconscio!) rappresentava la scena della “Deposizione di Cristo dalla Croce” (Fig. 9). Tre palme (che simboleggiano indubbiamente il Martirio e la Gloria) si stagliavano le tre Croci del Calvario: due, più piccole e più incise, ai lati della Croce di Cristo, la più alta (questa del tipo latino), come del resto le altre due, ma più evanescente nella figura d’insieme. Ai piedi della Croce, il “Cristo deposto” e, sulla destra: la Madonna e S. Giovanni, sulla sinistra: la Maddalena”.
Questo tempietto, secondo lo studioso rutiglianese Giovanni Boraccesi, doveva essere molto probabilmente un’opera in tufo e in pietra realizzata da un pellegrino recatosi in Terra Santa, che al suo ritorno aveva fatto riprodurre per devozione l’edicola del Santo Sepolcro di Gerusalemme. La lapide che insisteva sull’edicola in alto, raffigurava in forma stilizzata la Madonna circondata dalle pie donne; le tre croci della Passione con il Cristo morto in posizione orizzontale; e, al suo interno, nella volta era presente una croce greca circondata da 4 stelle. Inoltre, la stessa lapide era circondata da 24 stelle a 12 punte, che simboleggiavano i 12 apostoli e i 12 cavalieri templari custodi del sacro Graal.
Ritornando alla serata, Don Pasquale Pirulli, coordinatore dell’incontro, ha ricordato che negli anni ’70 l’allora sindaco dott. Pasquale Moccia, ritenendo che il tempietto fosse ubicato in agro di Rutigliano, aveva cercato in tutti i modi di salvarlo: la sua intenzione era quella di rimuovere la struttura litica, sita in contrada San Materno, in agro di Mola, per poi trasferirla, ricostruita nella villa comunale di Rutigliano. Purtroppo, ciò non poté avvenire per problemi burocratici. Negli anni ’70 il tempietto – edicola venne quasi completamente distrutto. Oggi è rimasta in piedi solo la parte ipogea, adattata a cisterna d’acqua (Fig. 9 – 9a - 9b). Alcuni resti della “torre delle stelle” fanno attualmente parte di una collezione privata, come lo studioso rutiglianese Giovanni Boraccesi riporta in una sua pubblicazione del “Mudias” di Rutigliano (Fig. 9c).
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