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Mostra-Concorso “Il Sacrificio Come Riscatto”, la premiazione finale

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Il professor Nicola Troiani ospite
d’eccezione alla cerimonia di chiusura

di Teresa Gallone

Museo Archeologico gremito per la serata di chiusura della Mostra-Concorso Nazionale “Il Sacrificio come Riscatto”. Inaugurata ufficialmente il 12 settembre scorso e patrocinata dall’associazione Contaminazioni d’Arte, l’esposizione è totalmente incentrata sulla visione e reinterpretazione della figura del Cristo nel momento della Passione.

Alla presenza delle autorità, moderata da Gianni Capotorto e Mariarosaria Colamussi, la cerimonia di premiazione delle opere in concorso è stata preceduta dall’intervento di un ospite d’eccezione, il professor Nicola Troiani.
Ex docente di Storia dell’Arte presso il Liceo Ginnasio “Domenico Morea”, attivo nel panorama artistico culturale della provincia, Nicola Troiani spazia sul tema iconografico religioso della Mostra e dà al pubblico il suo personale contributo.

Inusuale nell’abbondanza delle forme, rivoluzionario nella postura, è il Cristo “Per Vittoria Colonna” (Michelangelo Buonarroti, 1545 circa, British Museum) al centro dell’intervento. Questo carboncino sarebbe stato donato a Vittoria Colonna, “Marchesana” di Pescara, con cui l’artista toscano instaurò un fervido rapporto umano e intellettuale dai primi anni Quaranta del Cinquecento.

Salta subito agli occhi lo «spaventoso» momento in cui è ritratto il Cristo, non adagiato sulla croce e colto dalla morte ma in agonia, teso verso un alto terreno, all’estrema ricerca del sollievo dallo strazio del patibolo. Qui la rivoluzione di Michelangelo, nell’immortalare l’ultimo momento umano del Figlio di Dio e nel dare nuova “maniera” alla forma artistica. Si tratterà di un vero e proprio spartiacque nella storia dell’arte, collegato anche al ritrovamento del celebre gruppo scultoreo del Laocoonte nel 1506 sull’Esquilino.

Che sia una prospettiva non ignota alla contemporaneità, è chiaro già al visitatore della Mostra. Gli artisti in esposizione ben fotografano il lato umanamente sofferente del Cristo, nel volto e nel corpo. Ciò è dovuto proprio alla rivoluzionaria visione di Michelangelo e alla temperie culturale dell’epoca di cui Vittoria Colonna era assoluta protagonista. Donna di potere, mecenate e poetessa, la Marchesa di Pescara diede una sua personale lettura della morte di Cristo, evento terreno e devastante visto per la prima volta dagli occhi di Maria, unicamente madre: “perché vera madre il partorio, certo è che infino a la Sua sepoltura sempre ebbe il cor d’ogni conforto privo”(Vittoria Colonna, Rime, sonetto XCIV).

Dolore umano, strazio materno ma anche speranza e resurrezione sono ampiamente rappresentati e reinterpretati dagli artisti in concorso, i cui vincitori sono stati annunciati a fine evento.
Per i premi tecnici è stata convocata una giuria di esperti presieduta dal professor Nicola Troiani e composta dalla direttrice della LUTE Rutigliano Marisa Damato, dall’esperto restauratore Giovanni Boraccesi, dal giornalista Gianni Capotorto e dall’architetto Nico Lioce.  Qui i vincitori:
- Primo posto per Maria Bonaduce e l’opera “Caricato della Croce”
- Secondo posto per Giuseppe Petrone e l’opera “The power of faith”
- Terzo posto per Giuseppe Vittore e l’opera “La Salvezza”
- Menzione speciale per Domenico Casadibari e Giovanni Morgese

A Giuseppe Angiuli il Premio dell’Associazione Contaminazioni d’Arte per l’opera “Redemption”. A Giuseppe Busco il Premio del Pubblioco per l’opera “Holy Mother”. A Mary Lamacchia il Premio Vito Colamussi per l’opera “Flebile Speranza”. Menzioni speciali per Giuseppe Potito e Stefano Carrisi.

Una cerimonia finale ampiamente apprezzata da pubblico e autorità, chiusa ufficialmente con i consueti omaggi di terracotta ai relatori e l’intenzione di inaugurare un futuro ciclo di lezioni in città con il professor Nicola Troiani.

 

 

 

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